Scienza. In viaggio per Marte si mangera’ italiano
Si è conclusa la missione organizzata dall’Accademia russa delle Scienze che ha simulato il viaggio di 6 uomini su Marte. Tra i contributi italiani alla ricerca, quello di Colussi e Granarolo, che hanno sviluppato appositi prodotti alimentari per gli astronauti virtuali. Anche nello spazio quindi si mangerà made in Italy
520 giorni di clausura per simulare il tempo necessario a raggiungere Marte in un ipotetico viaggio interplanetario, restare un mese sul pianeta rosso e tornare sulla terra. All’esperimento, iniziato il 3 luglio 2010 si è svolto presso presso l’Istituto medico-biologico dell’Accademia russa delle Scienze, e ha coinvolto sei marsonauti, tra questi l’italo-colombiano Diego Urbina. I suoi cinque colleghi di avventura sono stati due russi, un francese, un cinese.
Un’altro importante contributo alla missione l’Italia lo ha dato in cucina. Granarolo e Colussi sono infatti tra le aziende che hanno sviluppato appositi prodotti per l’alimentazione degli astronauti, uno degli aspetti presi in considerazione dall’esperimento.
Un’equipaggio di età compresa tra 27-38 anni, che in questi mesi di isolamento hanno comunicato con i team tecnici e le loro famiglie in gran parte via e-mail, con un ritardo 40 minuti per simulare la distanza. Tre di loro sono stati separati dal gruppo per effettuare una simulazione su ’suolo marziano’.
Il vascello simulato era costituito da tre moduli: Abitativo, Medico e Manutenzione. Lo scopo della missione è studiare gli effetti sugli uomini di isolamento, mancanza di luce naturale e aria fresca, e la limitazione di contatti umani. E in questo progetto l’Italia è in prima fila non solo perché ha un uomo all’interno dei simulatori e per la partecipazione di Granarolo e Colussi, ma perché università e industrie private hanno dato un consistente contributo in termini di uomini e finanziamenti.
La missione Mars 500 non nasce dal nulla: è stata preceduta da due esperimenti di durata inferiore: il primo, che ha comportato un isolamento dei volontari per 14 giorni, si è concluso nel novembre del 2007; il successivo, che ha avuto termine nel luglio del 2009, è invece durato 105 giorni.
Le aspirazioni ’marziane’ non sono esclusiva dell’Agenzia Europea: anche la Nasa è interessata a raggiungere Marte e già nel 2008 alcuni ricercatori del Mit passarono due settimane nel deserto dello Utah per ricreare le condizioni ambientali di una permanenza sul pianeta.
Secondo recenti stime, una missione su Marte costerebbe intorno ai 160 miliardi di dollari e oggi l’ente spaziale russo, Roskosmos, dice che sarà fattibile già nel 2030. Oltre a Russia, Cina ed Europa, Obama e la Nasa puntano proprio su questo obiettivo per rilanciare le missioni Usa. Ma la soluzione più ovvia che balza alla mente è una missione di respiro mondiale, che coinvolga il maggior numero di Paesi della Terra per ottenere le risorse necessarie a mettere in piedi tutto il necessario.
Tuttavia in America una delle proposte avanzate è quella di una sponsorizzazione della missione da parte delle grandi corporazioni. L’idea della Nasa prevede la partecipazione di multinazionali del calibro di Google e Microsoft in un progetto, che ovunque raccimoli i fondi, sarà titanico.
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