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L’ aceto balsamico di Modena, quando l’IGP fa volare le vendite. Ma occhio al 2012

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Da quando l’Europa ha riconosciuto il prodotto con un marchio ‘IGP’, la produzione e le vendite sono aumentate. Parallelamente, purtroppo, si diffondono anche i tentativi di imitazione

 

 

Il riconoscimento IGP tutela la qualità di un prodotto ed evidentemente fa bene anche alla sua capacità di penetrare nel mercato. È il caso dell’Aceto balsamico di Modena che, dall’acquisizione della certificazione di “Indicazione Geografica Protetta”  (cioè due anni), ha visto un forte incremento della produzione e una conseguente spinta commerciale nelle vendite. Nel 2011 sono stati oltre 93 milioni i litri prodotti, un dato che cresce del +14% rispetto al 2009, e più di 73 i milioni di litri confezionati (+30%), per un valore di mercato che sfiora i 300 milioni di euro, di cui il 75% derivante dall’export in oltre 100 paesi.

Dati sempre più positivi anche per quanto riguarda il numero delle aziende produttrici dell’aceto di Modena: sono passate in due anni da 184 a 242, per un totale di 279 unità operative. La filiera IGP attualmente si compone di 79 acetifici che reperiscono mosti in 103 cantine, 51 stabilimenti di concentrazione e 143 confezionatori, di cui 34 all’estero. Al di là di questi dati incoraggianti è da segnalare che aumentano i casi di imitazione e contraffazione, soprattutto all’estero. Per contrastare questo triste fenomeno, denominato “Italian sounding”, sono da tempo attive le strutture di vigilanza del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.

Le notizie non sono buone invece per il prossimo ano visto che la vendemmia quest’anno in ITalia ha avuto un segno negativo che farà sicuramente salire il prezzo dell’aceto balsamico con conseguente contrazioni di vendite.

(Giacomo Gallo)

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