La carica dei vignaioli naturali: la sfida del gusto nel rispetto della natura

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Siamo stati alla rassegna Vignaioli naturali a Roma per incontrare i produttori dei vini biologici e biodinamici

Il vino naturale è buono? Ha difetti? Costa troppo?
Qualcuno ancora se lo chiede e per fugare ogni dubbio abbiamo visitato, sabato 6 febbraio, ‘Vignaioli naturali’, rassegna organizzata da Tiziana Gallo al Westin Excelsior Hotel di Roma.

‘Tutti i vignaioli presenti sapranno stupirvi e accompagnarvi con passione alla ricerca di profumi, sentori, equilibri e sfumature eccellenti dei loro sogni racchiusi in bottiglia’, spiegava l’organizzatrice presentando la manifestazione.

Il vino naturale è sempre più popolare: secondo Ismea, nella prima metà del 2015, le vendite di vino bio nella grande distribuzione sono cresciute del 91%. Parliamo quindi di un fenomeno, un tempo di nicchia, che si sta allargando a fasce di consumatori sempre più ampie.

Ecco quando un vino può definirsi ‘Bio’. 

Iniziamo il nostro percorso incontrando Diego Mirabella, dell’Azienda agricola Sangiovenale. Presenta ‘Habemus’, un rosso del Lazio che ha un legame particolare con la Valle del Rodano in Francia. ‘Abbiamo riscontrato a Blera, in provincia di Viterbo, condizioni pedoclimatiche simili a quell’area del sud-est della Francia e per questo abbiamo puntato su un blend di tre diversi vitigni: grenache, syrah, carignan. Lo schema tipico dei rossi della valle del Rodano’. Ne è uscito un vino corposo molto mediterraneo, impreziosito da una piacevole speziatura dolce e contraddistinto per la morbidezza e la buona beva.
Ma la filosofia ‘bio’ non si ferma solo al vitigno: la stessa cantina è stata costruita seguendo i criteri dell’architettura sostenibile. A Sangiovenale hanno messo in campo una serie di soluzioni dedicate alla conservazione dell’energia: tetti giardino, pareti e coperture ventilate e un sistema di controllo della temperatura innovativo – senza l’impiego di alcun combustibile fossile – mediante la captazione di calore geotermico. 

Quando si parla di biologico si parla anche di certificazioni, il lato ‘burocratico’ della faccenda che rischia di mettere in difficoltà i più piccoli. È il caso di Damiano Ciolli, produttore di Olevano romano che produce un piacevole Cesanese biologico e lamenta: ‘le grandi aziende hanno uffici appositi, ma per noi tutta questa burocrazia è un peso. E poi diciamolo, la certificazione vale fino a un certo punto…’.

Erano presenti anche produttori provenienti da diversi paesi d’Europa. Abbiamo colto l’occasione per gustare la freschezza e la sapidità dell’Albamar 2014, un vino a base di albariño che nasce di fronte all’Oceano, in Galizia, nella zona delle ‘Rias Baixas’ .

Sul fronte italiano invece segnaliamo la piacevole mineralità del vermentino toscano Poggiolella, armonico e godibilissimo.  

A tener alta la bandiera tedesca c’era il Riesling di Markus Molitor. Ci ha offerto una piccola verticale, dalle annate più recenti, come il 2013, segnata da una marcata acidità e da note minerali non ancora pienamente sviluppate, alla complessità del 1998 che passa con eleganza dalla frutta esotica matura al classico idrocarburo.

L’unico vino ‘ostico’ (il classico ‘sentore di stalla’ al naso) che abbiamo incontrato è il cabernet franc biodinamico in purezza della Valle della Loira di Laurent Herlin.  

Discorso diverso per il bianco dell’azienda agricola ‘Terre di Matè‘, un Cortese di Gavi senza solfiti aggiunti. In questo caso i lieviti donano una fragranza particolare al vino, aumentandone la personalità.  

E, a riprova che vini naturali ed eleganza gustativa possono andare a braccetto, ricordiamo il Barbaresco della Casina delle Rose, ottimo per finezza ed equilibrio.  

‘Il vino naturale – spiega Danilo Jesus Giglio, delegato dell’Associazione italiana sommelier di Roma – riesce a esprimere al meglio l’anima di un territorio, ma è indispensabile fare attenzione alla qualità in tutta le fasi della produzione’.

Quindi il naturale, se si lavora bene, non presenta difetti, anzi, può esaltare quelle specificità del vino che alcuni grandi marchi tendono a standardizzare.

‘Ovviamente – sottolinea Giglio – la qualità ha un suo prezzo e il rispetto della natura parte anche dalle scelte a monte del consumatore’.

La tecnologia non è il male, va controllata e utilizzata con sapienza, non per mascherare difetti, ma per migliorare la qualità nel rispetto della natura.

All’interno del ‘naturale’ ci sono diversi approcci: dal biologico, al biodinamico a chi storce il naso di fronte alle certificazioni e vorrebbe che la garanzia di un buon lavoro fosse demandata solo alla piacevolezza dell’assaggio.

Comunque sia, abbiamo degustato tutti vini di livello che non devono temere nulla al confronto con quelli ‘tradizionali’.

a.po

Le differenze tra vino biologico e biodinamico

In occasione di Vinitaly 2015 abbiamo incontrato le cantine della Valpolicella che hanno deciso di puntare sul vino biologico e biodinamico 

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