Lo spumante Gancia passa ai russi. Un altro caso di made in Italy che cambia nazionalita’

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La storica industria Gancia è stata acquistata per il 70% dall’imprenditore russo Tariko. E non è l’unico esempio di italian food passato in mani straniere, leggi quali altre aziende del settore sono passate sotto l’egida straniera, dall’olio d’oliva alle acque minerali

Dopo Martini e Cinzano, un altro marchio doc del bere made in Italy cambia nazionalità. L’imprenditore russo Tariko – il re della vodka per intenderci – con la sua Russian Standard Corporation ha acquistato il 70% della Gancia spa, la storica casa piemontese dello spumante. Una scelta che in realtà mira a salvaguardare l’azienda e a renderla competitiva sui mercati internazionali, per una produzione che comunque continuerà ad avvenire in Italia. La Gancia conta 100 dipendenti, produce 25 milioni di bottiglie tra spumanti, vini e aperitivi (l’obiettivo è raggiungere i 40 milioni entro tre anni) ed è presente in oltre 60 Paesi.

La Gancia non è però l’unico esempio di italian food passato oltreconfine. Basta pensare all’olio d’oliva Bertolli, comprato prima dalla multinazionale anglo-olandese Unilever (che possiede anche i gelati Algida) e poi ceduto al gruppo spagnolo Deoleo, già proprietario di Carapelli, Sasso, Minerva. E poi lo shopping francese di Lactalis su Parmalat, i ‘mitici’ baci Perugina che passano a Nestlè, proprietaria anche di molte acque minerali italiane.

Al di là di una difesa miope e un po’ antiquata dell’italianità, ci chiediamo però perché in Italia così tanti “gioielli” debbano finire in mani straniere pur di rimanere competitivi sul mercato. Non vorremmo apparire nazionalisti ma è preoccupante vedere che non esistono, tranne rare eccezioni, manager e imprenditori capaci di fare impresa in modo lungimirante e innovativo. (alessandra severini)

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Gancia, italian food, made in italy, Nestlè, Parmalat, Perugina, spumante, vodka

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