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Produzione di olio d’oliva, regione per regione

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Cala la produzione dell’olio d’oliva: la resa regione per regione

 

I pur limitati ottimismi estivi, che facevano sperare in una buona annata produttiva sia sul fronte quantitativo che qualitativo, sono stati drasticamente ribaltati dalle condizioni climatiche di fine settembre ed ottobre.

Il perdurare del caldo umido ha favorito lo sviluppo di patogeni, la mosca dell’olivo in primis, costringendo gli operatori a trattamenti aggiuntivi perché il prodotto, in ritardo di maturazione rispetto allo scorso anno, non era ancora pronto per poter essere raccolto.

In generale si registra un ritardo di vegetazione di circa 15-20 giorni, dovuto al fenomeno di arresto della fioritura e successiva ripresa, a causa delle anomale basse temperature. Anche i cicli dei parassiti si sono in qualche modo allineati, rendendo la prima generazione di luglio della mosca difficile da controllare in quanto traslata nella prima decade di agosto, con temperature calde ma non secche e quindi con insufficiente mortalità larvale. Se a questo si aggiunge il perdurare della siccità in aree non irrigue e la diffusione del batterio Xylella fastidiosa nel Salento, quindi in una delle aree quantitativamente più rilevanti del Paese, ecco che l’incremento produttivo atteso fino a poche settimane fa si è trasformato in una tendenza opposta.

Da quanto emerge, infatti, da stime elaborate dall’Ismea in collaborazione con Aifo, Cno e Unaprol, per il 2013, la produzione di olio di pressione potrebbe attestarsi intorno alle 480 mila tonnellate, l’8% in meno rispetto al dato diffuso dall’Istat per il 2012. 

Stima che, peraltro, viene effettuata nelle prime fasi di una raccolta che è iniziata e sta procedendo in ritardo. Ancora poche, infatti, sono le notizie sulle rese e soprattutto sussiste la scarsa possibilità di monitorare il fattore “non raccolta”. Date le difficoltà di un mercato all’origine in calo rispetto allo scorso anno, per l’abbondante disponibilità spagnola, non è da escludere soprattutto per l’olivicoltura non “professionale” un diffuso ricorso alla opzione di lasciare le olive in campo. Fenomeno questo già in atto da qualche tempo ma che per sua natura è difficilmente quantificabile.

Volendo fare una distinzione geografica si evidenzia una Penisola divisa in due. Il Nord e parte del Centro mostrano variazioni positive, recuperando le importanti perdite dello scorso anno, mentre già dal Lazio arrivano i primi segni meno fino a registrare quelli pesanti del Sud dove, peraltro, si concentra la produzione di olio di oliva.

Come sempre, anche all’interno delle maggiori regioni produttrici non c’è omogeneità dei risultati. In Puglia si evidenzia un disallineamento tra il Nord e il Sud. Quest’anno l’annata di carica toccava al Nord della regione, dove comunque il clima ha un po’ disatteso le ottimistiche aspettative di qualche tempo fa, mentre nel Salento alla scarica fisiologica si è aggiunto il batterio che sta provocando danni non solo alla produzione di quest’anno ma anche ad alcuni impianti di olivi. La somma algebrica di questa situazione porta al -5% dell’offerta regionale.

Più pesanti le perdite stimate in Calabria (-20%) sebbene anche qui la situazione sia a macchia di leopardo.

L’alternanza è alla base della flessione produttiva in Sicilia, unita a qualche problema di resa già evidente alle prime moliture.

Puglia (-5%). Come è tradizione nel caso dell’olio di oliva bisognerebbe parlare di “Puglie”. Più che mai, infatti, quest’anno si va a commentare una regione divisa nettamente in due. Al Nord, infatti, si attendeva l’annata di carica e fino a qualche settimana fa si pensava ad una produzione copiosa. Nel Foggiano, per la verità, tali attese sono state sostanzialmente confermate in pieno. La temperatura non ha avuto picchi di caldo tali da condizionare fioritura ed allegagione. Non sono mancate le piogge a costituire riserve idriche alle piante. Un po’ di malumore, invece, nel Barese dove l’annata è sì migliore dello scorso anno ma si sperava anche in qualcosa di più. Lo sviluppo vegetativo degli oliveti, in generale, è stato favorito da un’abbondanza di piogge nel periodo invernale, consentendo alle piante un buon accumulo di acqua. Fioritura, allegagione e anche fruttificazione sono da considerarsi buone. I problemi sono cominciati, soprattutto negli oliveti non irrigui, con la prolungata assenza di precipitazioni estive e di inizio autunno che non hanno favorito una adeguata inolizione (processo di accumulo di olio nelle olive). Il caldo umido prolungato di settembre ed ottobre, inoltre, ha favorito gli attacchi di mosca che, nonostante gli interventi, ha causato perdita di prodotto. Situazione analoga nella provincia di Bat (Barletta, Andria e Trani), dove la maggior produzione non sembra soddisfare appieno i produttori. Di tutt’altro tenore la situazione nel Salento dove all’annata fisiologicamente di scarica si è aggiunta la siccità estiva e, in alcune zone, l’infezione da Xylella fastidiosa. Quest’ultima sembra al momento mettere in pericolo non solo la raccolta di quest’anno ma addirittura la sopravvivenza stessa di interi oliveti.

Calabria (-20%). Annata problematica quella della Calabria dall’inizio alla fine anche se, come sempre, la regione è composta da tante micro-realtà molto differenti tra di loro. Il computo finale comunque, anche con le dovute eccezioni, porta a parlare di una perdita importante rispetto ad un 2012 già non particolarmente abbondante. Ad aver contribuito a questo non brillante risultato, oltre all’alternanza, c’è stata una concomitanza di eventi atmosferici non favorevoli. Piogge inopportune al momento dell’allegagione, siccità prolungata durante l’estate, clima autunnale umido che ha favorito l’attacco di agenti patogeni. Nel Reggino la fisiologica annata di scarica ha escluso poche varietà tra cui l’Ottobratica. La fioritura, peraltro, è apparsa non omogenea ed è stata ottima nell’Alto Ionio, buona nel Basso Ionio e solo discreta nella zona tirrenica. L’elevata piovosità ha però fatto registrare danni da Tripide dell’olivo. Il maltempo ha causato perdite anche durante l’allegagione provocando importanti fenomeni di cascola nella zona tirrenica, mentre nel Basso Ionio i problemi sono stati causati dal perdurare delle altre temperature. Clima non favorevole e attacchi parassitari hanno caratterizzato anche la fruttificazione. Altro segno meno si stima nella provincia di Cosenza dove, a parte la fase di fioritura che era apparsa buona, lo sviluppo vegetativo ha fatto i conti con avversità climatiche che a macchia di leopardo hanno comunque influenzato negativamente la produzione. Nelle zone interne e per gli oliveti non irrigui, infatti, la mancanza di pioggia ha ridotto l’allegagione, mentre nella piana di Sibari, così come nell’Alto Ionio, sono state le alte temperature estive unitamente alla siccità ad influire sull’inolizione del frutto e a determinare pezzature piccole. Il clima umido, inoltre, ha fatto sì che anche la mosca dell’olivo si presentasse negli oliveti del Rossanese e del Basso Tirreno. Sembra invece positiva la situazione in provincia di Catanzaro e soprattutto nell’area di Lametia Terme dove nel ciclo dell’alternanza quest’anno era la volta della carica. Pur non esente da problemi di attacchi parassitari anche la provincia di Vibo Valentia potrebbe risultare con segno più rispetto allo scorso anno, mentre quello meno spetta anche a Crotone.

Sicilia (-10%). Ridotte le produzioni isolane ma anche in questo caso con i dovuti distinguo. Crescono infatti Messina e Catania, mentre i segni negativi si rincorrono per il resto della regione.  Soprattutto in alcune aree, dopo un buon 2012, comunque, si attendevano cali dovuti all’alternanza. Nell’Agrigentino e nel Trapanese le alte temperature non hanno favorito il normale decorso della fioritura alla quale è seguita una buona allegagione, ma condizionata dal non altissimo numero di fiori avuti nella fase precedente. Durante la fruttificazione, inoltre, si sono registrati attacchi di tignola che hanno provocato cascola. Perdite elevate si sono avute laddove non si è intervenuti tempestivamente con i trattamenti. Situazione analoga in provincia di Palermo anche se qui, rispetto alle altre due provincie occidentali, la fruttificazione è avvenuta in condizioni migliori. Poco cambia anche per quanto attiene al Ragusano e al Siracusano dove già dalla fioritura si poteva percepire una produzione non all’altezza delle aspettative.  Altro discorso per il versante Catanese dove si prevede una buona campagna produttiva sia in termini quantitativi che qualitativi. Gli attacchi di mosca sono stati ben controllati dalle aziende. Peraltro già da fine settembre in alcune zone è iniziata la raccolta del prodotto per immettere sul mercato le prime produzioni di olio “ Novello “. Anche nel Messinese la stagione non ha presentato particolari problematiche.

Molise (+15%). In controtendenza rispetto alle grandi regioni produttrici meridionali, il Molise mostra un volume produttivo stimato in crescita rispetto allo scorso anno grazie alle buone condizioni climatiche che hanno favorito uno sviluppo vegetativo nella norma. Alcune criticità cominciano comunque a farsi sentire durante la raccolta perché il costo dell’operazione potrebbe risultare a volte antieconomico per i produttori. Fenomeno, come detto, comune in tutta la Penisola.

Basilicata (+10). Situazione analoga anche in Basilicata dove la media ponderata dei diversi risultati sul territorio fanno pensare ad un discreto aumento. Si ha infatti una produzione decisamente superiore allo scorso anno nel Vulture, e nella parte centrale della regione, mentre qualche problema sui volumi si riscontra nella zona collinare del Materano. A suggerire un po’ di cautela nella previsione, seppur positiva, sono gli attacchi di mosca che si sono manifestati in modo abbastanza virulento.

Campania (=). Nella provincia campana più olivicola, quindi Salerno, le ultime settimane hanno ridimensionato quelle che fino al mese scorso erano ottime previsioni. Anche in questo caso ci sono differenti situazioni all’interno della provincia la cui composizione, comunque, dovrebbe portare ad un segno più rispetto all’anno scorso ma non nella misura sperata. L’annata si è presentata abbastanza buona anche se gli eventi atmosferici hanno fatto sì che né la fioritura né l’allegagione arrivassero a punte di eccellenza. In alcuni areali attacchi parassitari in prossimità della raccolta hanno causato cascola precoce dei frutti. Stabili o con volumi inferiori allo scorso anno le produzioni delle altre province campane.

Sardegna (-63%). Più che dimezzata la produzione sarda dopo l’eccellente 2012. Le basse temperature in marzo e aprile hanno compromesso già la fioritura ed anche se l’allegagione e la fruttificazione sono state buone il risultato finale non poteva che essere inferiore allo scorso anno. Inoltre, ad ottobre si sono verificati importanti attacchi di mosca.

Anche nel Centro Italia la situazione è tutt’altro che omogenea. Al deciso incremento dell’Umbria si affianca una situazione piuttosto problematica nelle Marche, mentre alla riduzione lieve del Lazio si aggiunge l’aumento meno importante di quanto ci si aspettasse in Toscana.

Toscana (+20%). Anche in questa regione con il passare delle settimane si sono dovute attenuare le percentuali di incremento che si erano pensate nei primi stadi dello sviluppo vegetativo. In una situazione comunque a macchia di leopardo si evidenziano i segni positivi a due cifre nelle province più produttive, come Firenze, Siena e Grosseto. Qualche preoccupazione sussiste per quest’ultima, soprattutto nella zona litoranea, perché gli attacchi di mosca potrebbero far perdere prodotto. Molto ottimismo, invece, sulle zone interne.

Umbria (+30%).  Sebbene si prospetti un incremento importante, la produzione di quest’anno non riuscirà a recuperare le perdite subite nel 2012 e resterà comunque su livelli inferiori rispetto alla media degli ultimi anni. La giusta alternanza fra alte temperature e piogge ha fatto sì che lo sviluppo vegetativo procedesse con regolarità. I problemi sono stati determinati dall’umidità e dalle piogge che hanno facilitato il propagarsi degli insetti, soprattutto della mosca, e questo ha indotto gli operatori ad intervenire con trattamenti per non vedere danneggiate né le quantità né le qualità. Altra incognita è legata alle rese, non particolarmente elevate e proprio per questo le aspettative sulla produzione di olio sono state limate verso il basso.

Lazio (-5%). All’abbondanza del 2012 sembra seguire un più modesto 2013. La fioritura, peraltro in ritardo come nel resto della Penisola, non ha mostrato particolari problemi, sopraggiunti, però, con la fase dell’allegagione. Oltre al perdurare delle precipitazioni, infatti, le temperature sono risultate al di sotto della media stagionale. Anche la fruttificazione non può essere considerata ottimale. Le temperature caldo-umide che hanno caratterizzato la fine dell’estate e tutto ottobre sono state particolarmente favorevoli allo sviluppo delle mosca che ha iniziato a creare problemi già dall’invaiatura (cambio di colore delle olive in fase di maturazione). Gli attacchi più rilevanti si sono avuti nella zona costiera. L’elemento caratterizzante di quest’anno è l’estrema variabilità anche all’interno delle stesse province.  Ad esempio nel Reatino e nel Viterbese ci sono zone con abbondanti produzioni e altre dove i volumi attesi sono molto scarsi.

Marche (-10%). Gli attacchi di mosca già dalla primavera hanno compromesso la produzione della regione. Si sono verificati fenomeni di cascola ed è poi insorta l’esigenza di raccogliere anticipatamente le drupe per metterle al sicuro da ulteriori attacchi parassitari, rinunciando così a qualche punto in più di resa in olio.

Abruzzo (+5%). Piuttosto composita anche la situazione in Abruzzo dove dapprima, a parte qualche area, si preannunciava un’ottima annata per l’olio di oliva.  Poi l’attacco di mosca a ridosso della raccolta ha creato qualche preoccupazione tra gli operatori. Al netto di questo, però, e in controtendenza rispetto ad altre regioni le rese in molitura si sono dimostrate più elevate di quanto ci si aspettasse. Da considerare, inoltre, che l’incremento di produzione, seppur limitato, è atteso nella provincia di Chieti, la più importante della regione in termini di volumi.

Salendo verso Nord, invece, si assiste ad una buona annata con un’ininterrotta sequenza positiva a partire dalla Liguria.

Liguria (+20%). La campagna olivicola si preannuncia piuttosto favorevole nonostante i timori legati alle condizioni climatiche della prima metà dell’anno. In provincia di Imperia sia la fioritura che l’allegagione sono state ottime, mentre il prosieguo dello sviluppo vegetativo è da considerarsi buono. Gli attacchi parassitari ad ora sono contenuti e la raccolta risulta in leggero anticipo sulla norma. Buone le attese sul livello qualitativo.

 

Restando al Nord si segnala la crescita a due cifre in tutte le regioni che concorrono alla Dop Garda. Lombardia e Trentino si stimano al +35% rispetto al 2012, mentre si sale al +40% per il Veneto, dopo la forte riduzione dello scorso anno. In decisa ascesa anche il Friuli Venezia Giulia. Mentre resta sui livelli dello scorso anno l’Emilia Romagna.  

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