Quando nel vino c’e’ il latte, e non solo / 2

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Continua l’inchiesta di Ecoseven.net sulla presenza di latte, uova e cereali nel vino. Abbiamo sentito il parere dell’Unione italiana vini. Bruxelles intanto ha rimandato la scadenza per inserire in etichetta obbligatoriamente la presenza di derivati del latte alla fine di giugno del 2012. Ma per i consumatori non vale il principio di precauzione tanto caro alla Ue?

Latte e uova nel vino per ammorbidirne il gusto, ma per scriverlo in etichetta si aspettano le valutazioni dell’Efsa. Ovvero dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Ed è così che nonostante la direttiva 68 del 2007 dell’Unione europea sui prodotti alimentari preveda che si scriva in etichetta l’uso di derivati del latte (la caseina), delle uova (l’albumina), e dei cereali (il glutine) perché allergeni, da Bruxelles è stata decisa una deroga che sposta la scadenza al 30 giugno 2012. “Questo perché c’è uno studio in corso da parte dell’Efsa – spiega Lucio Mastroberardino, presidente dell’Unione italiana vini – per valutare se esiste davvero un impatto a danno della salute dei consumatori a causa di questi prodotti”. Anche perché – nonostante possano causare allergie – le successive fasi di produzione del vino o della birra “riducono completamente a zero le eventuali tracce di questi derivati che già vengono usati in dosaggi pari a parti di milioni”. In sostanza una chiara d’uovo per un barrique di vino, che come si sa contiene 225 litri. Niente allarmismi per Mastroberardino quindi: “Si tratta di prodotti naturali che fanno normalmente parte della catena alimentare dell’uomo”, insiste. “E che comunque vengono spesso sostituiti con proteine di natura vegetale che hanno un impatto notevolmente ridotto”. La deroga è stata concessa a dicembre 2010 da Bruxelles in base a studi di natura scientifica da parte dell’Efsa. Studi che ancora non sono conclusi. “Il vino è in assoluto il primo prodotto alimentare che si è dotato di una propria certificazione con norme di etichettatura di secoli più antiche della prima etichettarla del cibo”, tuona il presidente Uiv. “E con una specificità di leggi stabilite anche sulla base di esperienze e conoscenze”. Senza contare che “la chiarificazione mediante albume d’uovo è una procedura vecchia di secoli”. Viene però da chiedersi se non debba prevalere per la tutela dei consumatori – in questo caso – il principio di precauzione già usato in passato più di una volta da Bruxelles o dagli Stati membri. (Nereo Brancusi)

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