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“Aree protette” per salvare la natura

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Proteggere il 30% della Terra e l’80% dell’Amazzonia

Il più importante congresso per la conservazione della natura, come le olimpiadi, si è chiamato IUCN World Conservation Congress 2020, anche se si è tenuto nel 2021.

È una conferenza che si svolge a Marsiglia e che viene tenuta in grande considerazione anche se non definisce una politica globale perché, da sempre, le sue raccomandazioni sono prese a modello per stilare i trattati e le convenzioni delle Nazioni Uniti.

Quest’anno, il congresso ha approvato delle risoluzioni che chiedono che l’80% dell’Amazzonia e il 30% della superficie terrestre – intendendo con questa dicitura sia la terra che il mare – diventino “aree protette”, in modo da fermare la perdita di fauna selvatica e magari sperare di riuscire a invertire il processo.

E di certo queste disposizioni aiuteranno a definire l’agenda dei prossimi vertici delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari, la biodiversità e il cambiamento climatico.

La mozione di emergenza che chiede che i quattro quinti del bacino amazzonico siano dichiarati “area protetta” entro il 2025, è stata presentata da COICA, un gruppo che rappresenta oltre due milioni di popolazioni indigene in nove nazioni sudamericane, ed è stata approvata con un sostegno schiacciante.

Come racconta Phys.org, negli ultimi vent’anni, l’Amazzonia ha perso circa 10.000 chilometri quadrati ogni anno a causa della deforestazione – di cui conosciamo bene le responsabilità umana.

Questa distruzione in combo con il cambiamento climatico potrebbe portare l’Amazzonia verso il disastro.

L’altra mozione, quella che afferma che una cospicua percentuale delle terre e degli oceani dovrebbero avere lo status di “area protette” entro il decennio è stata molto dibattuta, alla fine ci si è risolti per un 30% della Terra, anche se molti scienziati e ambientalisti hanno sostenuto che dovesse essere il 50%.

Sono state anche approvate a stragrande maggioranza una risoluzione che raccomanda una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde e la riforma dell’International Seabed Authority (ISA), un organismo di regolamentazione intergovernativo. Inoltre, è stata votata la creazione di una commissione sui cambiamenti climatici all’interno dell’IUCN.

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