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Vino. L’Italia si ribella alle imposizioni di Bruxelles sulle certificazioni

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Il Ministero delle politiche agricole italiane non ritiene di doversi adeguare alla posizione espressa dalla Commissione Ue su enti di certificazione, e risponde a Bruxelles: decidiamo noi chi certifica. In gioco c’è il ruolo di camere di commercio e agenzie regionali

Sulla certificazione del vino l’Italia non ci sta e rimanda indietro l’invito di Bruxelles. A rischio di incorrere in una procedura di infrazione. In gioco c’è la possibilità di certificare il vino a denominazione di origine, compito svolto oggi in Italia non solo dagli enti certificatori – come vorrebbero dall’Europa – ma anche dalle Camere di Commercio e dalle agenzie regionali.

E se il direttore generale dell’Agricoltura José Manuel Silva Rodriguez chiede in una lettera ufficiale del 13 luglio che le camere di commercio e le regioni si accreditino quantomeno come enti certificatori – al fine di evitare fenomeni di concorrenza sleale visti i costi di certificazione minori rispetto agli enti terzi già accreditati – il ministero delle Politiche agricole risponde "picche" e ritiene di non doversi adeguare a quanto richiesto da Bruxelles.

Lo scontro tra Mipaaf e Commissione Ue sulla questione della certificazione del vino, va avanti da tempo. Ma questo potrebbe generare un inasprimento delle posizioni. Fino a far cadere l’Italia in una procedura di infrazione.

Nereo Brancusi
 

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