Europa, negli ultimi dieci anni il Nord ha sofferto molto per gli incendi

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Effis, il sistema di monitoraggio delle foreste europee, registra in tempo reale circa il 75% delle superficie incendiata dell’Ue, rilevando roghi superiori ai 40 ettari. Tra le aree a rischio maggiormanete il Nord Europa, l’Italia ha vissuto una situazione meno drammatica salvo che nel 2007

Negli ultimi anni nell’Unione europea l’aumento dei fenomeni climatici estremi ha comportato una maggiore concentrazione di grandi incendi rispetto al passato. E’ quanto emerge dalle osservazioni di Effis, ’European forest fire information system’, il sistema europeo centralizzato di informazione sugli incendi boschivi, realizzato dal Joint research centre (Jrc) e dalla direzione ambiente della Commissione europea.

Effis registra in tempo reale con dati satellitari circa il 75% della superficie incendiata nell’Ue, perché rileva i roghi superiori ai 40 ettari. "La superficie incendiata totale nell’Ue è molto variabile di anno in anno – spiega Andrea Camia, funzionario scientifico del Jrc e membro del team di Effis – e non c’é una tendenza chiara. Quello che invece stiamo osservando negli ultimi anni è una tendenza ad una maggiore concentrazione di situazioni climatiche estreme per gli incendi boschivi, che determinano un pericolo molto elevato e portano ad eventi di vaste proporzioni, particolarmente distruttivi e difficili da gestire". Secondo l’esperto di Effis "negli ultimi anni si sono spesso verificate fasi di circa due o tre settimane dove si sono concentrati grandi incendi, e ogni volta cambiano i paesi più colpiti".

"Rileviamo anche – aggiunge Camia – un allargamento tendenziale verso il Nord Europa dell’area a rischio. Quest’anno è stato drammatico per alcuni paesi come il Belgio, dove a maggio, secondo le stime Effis, sono stati percorsi dal fuoco oltre duemila ettari di territorio. Stesso scenario a maggio per Irlanda e Regno Unito, con oltre 15mila ettari bruciati ciascuno, il che rappresenta una cifra elevata per questi paesi, per i quali la norma sono poche centinaia di ettari l’anno". Negli anni scorsi invece era toccato ai paesi scandinavi, mentre l’Italia vive una condizione "relativamente meno drammatica rispetto al decennio precedente, ad eccezione del 2007, annus horribilis".

Secondo Camia "questi grandi incendi non solo interessano maggiori superfici ma hanno anche un maggiore impatto per la grande potenza distruttiva su risorse naturali e habitat". Un altro problema emergente, specie nel Mediterraneo, è quello delle aree dove le case e la vegetazione naturale si incontrano. "Dove l’espansione delle città e delle case secondarie – spiega l’esperto di Effis – ha portato a un mix di edifici e vegetazione naturale a stretto contatto, si pone il problema aggiuntivo di un maggior rischio di incendio per persone, case e infrastrutture".

L’abbandono delle aree rurali degli ultimi decenni e la diminuita gestione della vegetazione forestale hanno poi determinato nuovi fattori di rischio di incendio. "Per la prevenzione degli incendi boschivi – aggiunge Camia – le azioni necessarie sono molteplici. Oltre alla informazione e sensibilizzazione dei cittadini, importanti azioni preventive sono ad esempio il sostenere la gestione attiva della vegetazione naturale e forestale, fino a pianificare, nelle aree più soggette, interventi mirati quali i ’viali tagliafuoco’". (fonte: Ansa.it)

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