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I sacchetti della spesa a lungo termine funzionano?

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Molti rivenditori offrono buste per la spese più spesse, pensate per il lungo termine, ma non stanno sortendo l’effetto sperato

Per il problema dei sacchetti di plastica monouso, acquirenti e rivenditori hanno cercato di fare molte cose: per esempio, attrezzandosi con carrelli e buste portate da casa, da una parte, e facendo pagare i sacchetti in plastica dall’altra. Entrambe cose che possono sortire un certo effetto.

Ma poi, ne sono state fatte anche altre. Per esempio, c’è stata l’idea, da parte di molti rivenditori, di offrire buste di plastica più spesse e robuste alla cassa, delle buste che potessero diventare «borse» che i consumatori avrebbero potuto continuare ad usare, visto che non avrebbero corso il rischio di strapparle con troppo peso o lesionarle con l’angolo appuntito di qualche confezione.

Sfortunatamente, però, questa cosa pare non aver funzionato.

The Guardian riferisce che il passaggio a queste «borse per la vita» ha effettivamente comportato un maggiore utilizzo di materie plastiche nell’ultimo anno, nonostante le promesse dei rivenditori di ridurle, secondo quanto riportato da un report appena pubblicato dalla Environmental Investigation Agency (EIA) e da Greenpeace.

Queste buste più spesse, infatti, richiedono molta più plastica per essere fabbricate, il che significa che sono molte di più le risorse che vanno sprecate quando non vengono riutilizzate (come di solito accade). Quindi si tratta di una soluzione che aggrava il problema, piuttosto che offrire una soluzione realistica.

Il punto è sempre lo stesso, ci si deve spostare culturalmente dall’idea che si è sempre avuta del fare la spesa, capendo che i packaging sono da eliminare e che dobbiamo essere noi a fare qualcosa di concreto.

Noi consumatori, ma anche noi rivenditori, trovando modi di incoraggiarci tutti alla pratica del non utilizzo della plastica.

 

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buste spesa, inquinamento, packaging, sacchetti a lungo termine

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