Artico: la ricerca si mobilita per salvarlo
Riuniti a Roma i ricercatori di undici paesi che lavorano nelle basi artiche
Unire le forze della ricerca per salvaguardare l’Artico, minacciato dalla riduzione dei ghiacci e territorio sempre più ambito in futuro per la navigazione così come per lo sfruttamento di petrolio e gas. E’ quanto hanno deciso di fare i ricercatori degli undici Paesi che lavorano nelle basi artiche, riuniti a Roma, nel convegno organizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
”Le cose nell’Artico stanno chiaramente cambiando ed è chiaro che i ghiacci dell’Artico si stanno progressivamente riducendo”, ha detto il direttore del Dipartimento Terra e Ambiente del Cnr, Enrico Brugnoli. ”Oggi – ha proseguito – tutti i Paesi che partecipano alla ricerca nell’Artico con basi nelle isole Svalbard sono consapevoli di come la collaborazione internazionale sia importante, soprattutto in un periodo di risorse limitate”.
Rafforzare la collaborazione per tutelare l’Artico è fondamentale anche per il direttore internazionale dell’Istituto Polare Norvegese, Kim Holmen. ”Affrontare in tempo i cambiamenti in corso nell’Artico per tutelare questo ambiente è un grande problema”, ha detto a margine del convegno.
”Sull’Artico vengono pubblicati ogni anno moltissimi dati, eppure questo ambiente è ancora sconosciuto sotto moltissimi aspetti”, ha osservato Holmen. ”Per questo – ha aggiunto – abbiamo bisogno di fare più ricerca sui cambiamenti ai quali stiamo assistendo”.
Per riuscirci non servono nuove regole: ”ne abbiamo già molte”. Serviranno invece sempre più dati e per averli senza che siano necessari ulteriori finanziamenti non resta che unire le forze della ricerca. ”E’ la collaborazione che serve ed è urgente. Sarà difficile ottenerla, ma sono ottimista”, ha detto ancora Holmen. ”Basti pensare alla situazione di 20 anni fa, quando avevamo basi separate, poi lentamente le cose sono cambiate e abbiamo cominciato a lavorare insieme”.
Oggi Ny-Alesund è una vera cittadella della ricerca. ”Qui in un chilometro quadrato sono riunite le basi di 18 istituzioni di 11 Paesi”, ha spiegato Roberto Sparapani, responsabile della base artica del Cnr ‘Dirigibile Italia’. La base italiana è diventata ormai un punto di riferimento a Ny-Alesund: aperta per 8-9 mesi l’anno con un costo di circa 450.000 euro, ospita ricercatori di tanti centri di ricerca e università italiani e di altri Paesi.
”La lingua ufficiale è l’inglese e per i giovani – ha detto Sparapani – è come un Erasmus sul campo”.
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