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Biodiesel e bioplastiche: il futuro della chimica verde

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Il rapporto Greenitaly 2014 punta sul futuro della chimica verde: scopri i settori su cui puntare

I grandi operatori della chimica verde italiana rilanciano sugli investimenti e puntano su logiche di sistema. Questo significa bioraffinerie, complessi industriali integrati che si basano su un approccio di forte collaborazione multidisciplinare con il mondo agricolo, della ricerca e con le istituzioni locali, ma rappresentano anche un’opportunità per riconvertire siti industriali dismessi.

Collaborazione sarà la parola chiave: sia tra i big del settore che tra essi e le piccole e medie imprese locali. 

L’obiettivo è creare un polo industriale basato su sinergie tra i grandi operatori e le piccole realtà dei territori. Bioplastiche, biolubrificanti e biocarburanti come il biodiesel sono alcuni esempi di rilievo, come rileva il Rapporto Greenitaly 2014 di Unioncamere e Fondazione Symbola.
La ricerca GreenItaly fa il punto sullo stato dell’economia verde in Italia: dalle energie rinnovabili alla riconversione green dei comparti tradizionali del made in Italy.

Bioplastica

Le bioplastiche, sottolinea il Rapporto, hanno un ruolo di primo piano: si prevede che il relativo mercato crescerà, a livello mondiale, del 500% tra il 2011 e il 2016. Secondo le stime di European Bioplastics, nel 2017 la capacità produttiva globale di bioplastiche supererà i 6 milioni di tonnellate. In questo ambito l’Italia è pioniere: grazie alle attività di ricerca partite 25 anni fa, agli investimenti e alle alleanze strategiche, allo sviluppo di bioraffinerie di terza generazione. Non a caso, il nostro Paese è stato il primo a introdurre una legge per ridurre l’utilizzo dei sacchetti monouso per l’asporto merci.

Lubrificanti bio

Altro settore strategico è quello dei biolubrificanti che, nella sola Europa, sono 5,2 milioni di tonnellate. Di questi, il 45% fa parte della famiglia degli oli idraulici, che hanno alto rischio di sversamento, con una percentuale di perdita che, ogni anno, si aggira intorno al 40%. Ciò significa che, annualmente, si perdono in acqua e in suolo milioni di tonnellate di oli non biodegradabili, con impatto sul delicato equilibrio dell’ecosistema.
Oggi i biolubrificanti in Europa sono meno del 5% e sono concentrati nei Paesi di lingua tedesca e nel nord Europa. Il potenziale dei biolubrificanti rinnovabili e biodegradabili è davvero enorme e il benefici ambientale e di economia diffusa altrettanto interessante.

Biodiesel

Anche la produzione di biocarburanti è un settore della chimica verde in cui il nostro Paese si sta mettendo in evidenza. In Italia, bisogna ricordare, ci sono 18 milioni di tonnellate inutilizzate di residuo agricolo che permetterebbero di creare un mercato importante e un rilancio occupazionale significativo.

a.po

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biodiesel, Biolubrificanti, bioplastiche

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