Bocconi avvelenati contro lupi e orsi: il CAI contro questi “atti sconsiderati”
Servono più monitoraggio e contrasto al bracconaggio, anche usando i cani antiveleno
Putroppo un femomeno terribile come il rilascio di bocconi avvelenati sta uccidendo lupi ed orsi sulle nostre montagne.
È una reazione spropositata, perché, come spiega il vicepresidente del Club Alpino Italiano, una convivenza è possibile: “con il ritorno dei grandi carnivori nelle montagne italiane, sono necessarie informazione, educazione e prevenzione per rendere possibile la convivenza dei grandi predatori con le attività umane e la frequentazione delle terre alte. Occorre impedire che atti sconsiderati e reazioni sproporzionate compromettano i fragili equilibri che si vanno instaurando nell’ambiente montano. L’aumento del rilascio indiscriminato dei bocconi avvelenati è l’esatto contrario della ricerca di un possibile equilibrio tra uomo e grandi carnivori. Il CAI, che è supporter ufficiale del progetto Life WolfAlps, si sta adoperando, anche attraverso il Gruppo di lavoro Grandi Carnivori, perché questa convivenza diventi realtà e si impegna in una capillare attività che coinvolge i propri Soci, le Sezioni nel territorio e il rapporto con gli altri soggetti istituzionali e associativi interessati”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il coordinatore del Gruppo di lavoro Grandi Carnivori Davide Berton che afferma: “di fronte al pericoloso aumento del fenomeno del rilascio indiscriminato di bocconi avvelenati nei più svariati ambiti, va ribadito che uccidere un animale in questo modo è un reato, punito ai sensi dell’art 544 bis e 544 ter del Codice penale, come rammenta anche il Ministero della Salute che il 13 giugno dello scorso anno ha emanato una ordinanza che vieta uso e detenzione di esche e bocconi avvelenati”.
Berton rafforza il richiamo alle norme evidenziando che “si tratta di vero e proprio bracconaggio. Attraverso l’uso di sostanze tossiche che entrano inesorabilmente nell’ambiente e quindi nella catena alimentare, si va a colpire potenzialmente qualsiasi tipo di animale selvatico e domestico e indirettamente queste sostanze possono nuocere anche all’uomo. Il progressivo ritorno dei Grandi Carnivori non può essere affrontato con queste odiose pratiche”.
Perciò, conclude Berton, il Gruppo Grandi Carnivori del Club alpino italiano propone l’aumento del monitoraggio e il contrasto del bracconaggio, anche per mezzo di denunce alle Autorità competenti, la definitiva strutturazione dei nuclei operativi di cani antiveleno su tutto il territorio nazionale, una maggiore presenza nei controlli da parte dei Servizi Veterinari ASL e degli Istituti zooprofilattici territoriali e una più ampia collaborazione tra istituzioni e portatori di interesse per realizzare veri e propri piani di prevenzione, informazione e formazione sul territorio che coinvolgano le popolazioni e gli stessi stakeholders.
(Foto di Silvano Paiola).
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