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Greenpeace blocca fabbrica di tonno: ‘basta pesca distruttiva’

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L’associazione ambientalista continua la battaglia contro lo sfruttamento intensivo del mare

Ennesima azione di Greenpeace contro la pesca intensiva, questa volta in Francia, dove gli attivisti si sono incatenati a delle giganti scatole di tonno impedendo l’uscita dei camion da una fabbrica di tonno in scatola in Bretagna. La fabbrica è di proprietà del colosso mondiale Thai Union (presente in Italia con il marchio Mareblu). Gli attivisti hanno poi calato dal tetto un enorme striscione con scritto ‘Stop Ocean Destruction’ (Fermiamo la distruzione degli oceani).

‘Se Thai Union, che produce un quinto del tonno in scatola venduto nel mondo, non cambia subito rotta impegnandosi a diventare un leader mondiale anche della sostenibilità – avverte Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia – noi siamo pronti a entrare in azione per denunciare i suoi metodi di pesca distruttivi. Mareblu aveva promesso di rifornirsi solo con metodi di pesca sostenibile ma a oggi nei suoi prodotti continua a finire tonno pescato con sistemi che danneggiano gli oceani. Non possiamo rimanere a guardare, è ora di fermare chi continua a svuotare il mare per una scatoletta di tonno’.

Questa azione anticipa di poche ore l’apertura a Bangkok di Tuna Forum in Tailandia, dove si riuniranno i principali attori del settore.

‘Mentre scriviamo – spiegano gli attivisti di Greenpeace – la nostra nave “Esperanza” si trova nell’ Oceano Indiano, una delle principali aree di pesca da cui arriva il tonno di Thai Union e di Mareblu, per fermare la pesca con i FAD, sistemi di aggregazione per pesci che uccidono ogni anno migliaia di baby tonni e altri animali marini, tra cui molti squali’.

Tonno in scatola: la classifica di Greenpeace.

 

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