Ilva, le prossime ore saranno decisive per il futuro di Taranto e dell’Italia
La questione Ilva di Taranto divide ambientalisti e non: salute o lavoro? Il polo siderurgico di Taranto e’ tra i pochi insediamenti industriali che puo’ competere con i tedeschi e i francesi, e allora che fare?
La questione Ilva sta dividendo l’Italia, la Puglia, sta dividendo soprattutto Taranto, la città che vive di fatto grazie a quello che la magistratura ha definito, in sostanza, il carnefice della stessa città e del comprensorio ionico. D’altronde l’Ilva da’ da mangiare direttamente a più di 11.600 operai e lavoratori e con l’indotto raggiunge le 20 mila unità. L’acciaio è il passato di Taranto, è il presente ma non si sa se sarà il futuro della ‘città dei due mari’. Chi conosce bene il capoluogo ionico sa che l’Ilva rappresenta, nei numeri, la maggioranza del pil prodotto nell’intera provincia tarantina. Una città, Taranto che non ha mai avuto una borghesia produttiva brillante e produttiva, d’altronde la città ionica è sempre stata fondata sull’industria siderurgica, sulla Marina Militare e sull’Arsenale militare. Il Porto della città, tra i più grandi del Sud Italia dipende per tre quarti dalla produzione e dall’esistenza del polo siderurgico di proprietà della Famiglia Riva, un tempo Italsider.
L’Ilva e Taranto vivranno nelle prossime 48 ore due giorni importanti per il futuro della città, ma anche per il futuro industriale dell’Italia e della nostra industria pesante. La nostra industria siderurgica italiana è tra le poche a poter competere con i francesi e i tedeschi, e di questi tempi, si sa, non è poco. Gli ambientalisti ragionevoli sanno che bisogna costringere l’Ilva a fare di tutto per completare le bonifiche ambientali, gli investimenti per dare standard ambientali all’Ilva di Taranto sono fuori discussione. L’intervento di Clini questa mattina alla Camera e al Senato ha fotografato bene la situazione.
L’inquinamento industriale negli ultimi anni è più conosciuto che non negli scorsi decenni, quando l’Ilva apparteneva al gruppo Iri, il gruppo di Stato che non spese una lira sul capitolo ambientale della produzione industriale. Il Gruppo Riva parla di 1,1 miliardi di investimenti finalizzati al miglioramento dell’impatto ambientale dal 1996 al 2011, ma la magistratura ha ritenuto comunque di dare avvio alla chiusura di una parte importante dello stabilimento siderurgico, mettendo in relazione dal 1998 al 2010 386 casi di decesso di morte nell’area ionica con l’attività industriale dell’Ilva.
Spesso si dice che le sentenze della magistratura non si commentano, ma un commento viene quasi spontaneo: oggi che siamo tutti connessi ai nostri tablet, ai nostri pc, ai social network conosciamo i pericoli delle polveri sottili sprigionate dalla nostre auto e che silenziosamente si annidano nei nostri organi vitali? Oppure conosciamo il pericolo delle sostanze che si sprigionano dai rifiuti che vengono bruciati a cielo aperto? Oppure sappiamo quanti sono i paesi che scaricano le acque reflue urbane direttamente in mare, o nei fiumi e nei laghi? (michele guerriero)
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