Italia Paese di grandi opere…fatte male

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Il crollo avvenuto in Sicilia dice tanto: l’Italia è un Paese da grandi opere, ma continua a trascurare il contesto territoriale e geologico. E i geologi si rivolgono al Ministro Lupi

 

 

L’Italia delle grandi opere ingegneristiche crolla, in tutti i sensi. Pochi giorni fa, il viadotto Scorciavacche, sulla S.S. 121 Palermo-Agrigento. Era stato inaugurato a la sera della Viglia di Natale. Fortunatamente il cedimento è avvenuto quando non vi erano automobilisti in transito.

 ‘E’ ora di mettere da parte l’ansia di sovrastare una categoria professionale, pensando a ciò di cui il Paese ha realmente bisogno. C’è ancora tempo per farlo  e per questo i geologi invocano il buon senso del Ministro Maurizio Lupi nell’approvazione definitiva della revisione alle Norme Tecniche per le Costruzioni, affinché, siano restituite dignità ed importanza agli studi geologici. Purtroppo in Italia siamo alle solite. Siamo in grado di progettare e realizzare grandi opere di rilevante impegno ingegneristico e strutturale, dalle gallerie, ai viadotti alle dighe, ma continuiamo a trascurare il contesto territoriale e geologico entro cui l’opera si inserisce’. Lo ha affermato poco fa Gian Vito Graziano , Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi , all’indomani del crollo del rilevato di approccio alla spalla del viadotto Scorciavacche, sulla S.S. 121 Palermo-Agrigento.

‘Il rilevato appena inaugurato che crolla è solo una delle tante testimonianze di questa anomalia nella filiera della progettazione – ha proseguito Graziano –  e dell’esecuzione dei lavori, che evidenzia quanto sia importante che ciascuna professionalità, con umiltà e spirito di servizio, accolga i suggerimenti provenienti da settori disciplinari adiacenti ed in parte sovrapposti. La progettazione è un passaggio tecnico troppo importante per non avere regole rigide e forme di controllo altrettanto rigide. L’esecuzione dei lavori è l’atto materiale con cui un progetto diventa opera dell’uomo e, in quanto tale, deve essere rigorosissima e lasciare spazi minimi ad errori o omissioni.

Realizzare una qualsiasi opera infrastrutturale senza aver analizzato con attenzione la storia evolutiva del versante sul quale essa si imposta è un errore progettuale grave, che può essere commesso solo se gli studi specialistici geologici non sono stati compiuti con il dovuto rigore o se il progettista delle opere non ha tenuto conto delle risultanze degli studi stessi’.

‘Ma purtroppo si continua a trascurare l’importanza del corretto inserimento dell’opera nel territorio e lo studio degli scenari conseguenti a questo inserimento. Nel corso dell’ultima revisione delle Norme Tecniche per le costruzioni – ha concluso Graziano –  il Consiglio Nazionale dei Geologi, titolare di un solo voto in sede di Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, massimo organo tecnico dello Stato, ha proposto poche modifiche volte ad una visione concreta degli studi specialistici geologici e di quelli geotecnici che ne costituiscono la naturale prosecuzione. Si chiedeva di definire meglio i contenuti minimi della Relazione geologica e di concertare con il Progettista (ingegnere, architetto o geometra che fosse) la programmazione e la direzione lavori della campagna di indagine geognostica, da cui si definisce nel merito il modello geologico e quello geotecnico relativo alla specifica opera da realizzare. Una proposta di buon senso, molto lontana dalle guerre di quartiere che sono appartenute al passato e che hanno spesso relegato le competenze geologiche a ruoli secondari. Nonostante lo spirito costruttivo della proposta sia stato personalmente dichiarato al Presidente Sessa, l’Assemblea ha cassato le modifiche proposte ed ha votato, con il solo voto contrario del rappresentante del CNG, a favore di un testo di revisione che continua a voler trascurare l’importanza della geologia’.

 

 gc

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