Le start up innovative crescono, l’Italia ha un grande potenziale

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Crescono le start up innovative anche in Italia, i dati di Infocamere sono incoraggianti, nell’ultimo mese ne sono nate 200

Le start up innovative crescono. A fronte di molte aziende che in Italia chiudono quotidianamente, le start up innovative crescono ad un ritmo di 8 unità al giorno. Non servirà magari a risolvere tutta la crisi italiana ma è un elemento da sottolineare e di non poco conto. Per anni infatti il mondo delle start up in Italia è stato ignorato, e da alcuni anche deriso.

Il dato di Infocamere ci informa che all’8 aprile le start up innovative sono 544, in un mese sono aumentate di 200 unità. La prima regione è la Lombardia con 89 unità, poi è la volta del Piemonte con 75 neo imprese innovative, e poi c’è il Veneto con le sue 64 start up. Cosa sono le start up innovative? Sono aziende neo-costituite (da non oltre 48 mesi) che si occupano di ‘sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico’. Il Decreto che fissa questa definizione ed è la normativa di riferimento è il 179/12, conosciuto anche come decreto per la crescita 2.0, che fissa anche dei benefici fiscali per le persone fisiche e per le società che investono nelle start up innovative. Le start up innovative prevalentemente si occupano di produzione di software e consulenza informatica: a questa categoria appartiene il 30% delle start up registrate; meno del 30% invece appartiene alla categoria ricerca e sviluppo.

Le start up innovative potrebbero diventare anche in Italia un caso da studiare. Ultimamente I-COM, Istituto per la competitività, diretto da Stefano Da Empoli, ha tracciato in una ricerca l’impatto economico delle start up innovative sui listini delle Borse di 8 paesi tra Europa, Asia e America. Le start up innovative ad opera di pochi creano lavoro e benefici per molti. Sono state selezionate le imprese innovative tra le prime 150 società per capitalizzazione dei listini dei mercati azionari di Milano, Parigi, New York, Germania, Shangai, Santiago del Cile, Corea del Sud e Tel Aviv.

I dati che emergono sono da prendere in considerazione per farsi un’idea sull’idea del rischio che ha caratterizzato e continua a caratterizzare l’America, per esempio, e quella che ha caratterizzato l’Italia. In Italia infatti, relativamente al listino delle prime 150 aziende quotate a Milano, solo lo 0,17% della capitalizzazione è da imputarsi a start up innovative. Contro il 17% dell’America, il 7,3% dei tedeschi, il 3,5% degli israeliani. Non ci dobbiamo scoraggiare – continua il documento dell’I-COM, questo vuol dire che l’Italia ha da esprimere un grande potenziale. (mig)

 

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