Speciale elezioni/ Stagnaro (Fermare il declino): energia da rinnovabili o classiche? Lasciamo fare al mercato

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Carlo Stagnaro, di Fare per fermare il declino, sostiene lo sviluppo e l’incentivo della mobilità sostenibile, ma con dei distinguo. Leggi l’intervista

Ci va cauto Carlo Stagnaro sul tema mobilità sostenibile: realizzare piste ciclabili e incentivare l’uso dell’auto elettrica è cosa buona e giusta, ma bisogna fare attenzione a come si promuove tutto ciò. ‘Questo non deve diventare una politica favorevole alla borghesia che vive nei centri urbani, a scapito dei ceti più poveri’.

 

Quanto è importante il rispetto dell’ambiente nel programma politico del Suo partito? 

Vivere in un ambiente salubre deve essere un obiettivo di primaria in portanza in qualunque contesto: questo è particolarmente vero in un paese come l’Italia, ricco di bellezze naturali e artistiche. Proprio perché prendiamo sul serio la sfida ambientale, riteniamo che si debbano evitare approcci ideologici: occorre soppesare qualunque decisione con cautela, sulla base di un’attenta analisi dei costi e dei benefici. In particolare, le norme ambientali devono essere volano di sviluppo, non possono essere interpretate in senso punitivo: troppe volte abbiamo visto approvare leggi teoricamente a favore dell’ambiente che poi, determinando per esempio lo spopolamento delle aree rurali, hanno prodotto incuria.

 

Quanto conta il settore green nell’economia? 

La green economy è un pezzo rilevante della nostra economia, ed è assai più ampia di quanto comunemente si creda: va dalle tecnologie per l’efficienza energetica fino alla raccolta e smaltimento dei rifiuti, dal corretto trattamento delle acque alle eccellenze italiane nel campo dei biocarburanti e della chimica verde. Anche qui, è importante rovesciare l’approccio assistenzialista che è stato seguito fino a ora: la green economy non può essere pensata come ineluttabilmente dipendente dai sussidi, deve essere messa nella condione di camminare sulle sue gambe. In questo senso aiutare la green economy richiede una serie di interventi che hanno una valenza più generale, dallo sforzo per garantire maggiore certezza del diritto all’introduzione di un regime fiscale meno ostile alla creazione di ricchezza e all’attività imprenditoriale.

 

Come affrontare il problema del rischio idrogeologico?

La risposta si divide in due parti. Anzitutto, occorre trovare risorse per mettere in sicurezza le aree maggiormente esposte al rischio. A tal fine è necessario ripensare le modalità di determinazione degli oneri di urbanizzazione, in modo che essi riflettano il costo reale delle opere necessarie, alla cui realizzazione devono essere integralmente destinati. Secondariamente, è necessario introdurre incentivi corretti affinché, nel futuro, non si ripetano gli errori del passato. Un esempio è quello dell’assicurazione contro il rischio sismico e idrogeologico, che può avere sia la funzione di finanziare gli interventi ex post, sia soprattutto di indirizzare gli investimenti ex ante scoraggiando l’edificazione di aree a rischio, o comunque spingendo verso l’adozione di tecnologie sicure.

 

Agricoltura: reputa il settore fondamentale per la crescita? E se si, perché?

Il settore agricolo contribuisce a qualificare l’immagine dell’Italia nel mondo. Un’agricoltura di qualità, oltre a essere parte della “ricetta italiana” per una elevata aspettativa di vita, è anche una componente della nostra offerta turistica, della nostra attrattività agli occhi degli stranieri. Nel passato, purtroppo, l’agricoltura è stata al centro di uno scambio di voti contro favori. Tutto questo deve finire: e deve finire soprattutto nell’interesse degli agricoltori, ai quali occorre viceversa dare un orizzonte certo entro il quale lavorare e prosperare. A questo fine bisogna anzitutto prendere atto dell’estrema frammentazione del settore, e rimuovere gli ostacoli al suo consolidamento, inclusi quelli relativi all’erogazione degli aiuti diretti della PAC. Parallelamente va rivista la tassazione patrimoniale per terreni e fabbricati agricoli. Da ultimo è cruciale rimuovere gli ostacoli nazionai all’adozione delle varianti transgeniche autorizzate in sede europea: non è facendo guerra alla scienza che si può perseguire l’eccellenza.

 

Energie: rinnovabili o fonti fossili? Perché? 

Rinnovabili e fossili. La scelta di quali tecnologie vanno utilizzate nella produzione energetica deve essere lasciata al mercato, sotto il vincolo di rispettare le normative ambientali nazionali e comunitarie. E’ puerile pensare che la risposta a un fabbisogno complesso come quello energetico possa essere univoca: entrano in gioco un grandissimo numero di variabili, legate ai costi d’impianto, ai regimi fiscali, alla presenza di distorsioni nel funzionamento del mercato, all’infrastrutturazione, alla meteorologia, ecc. Abbiamo liberalizzato il mercato della generazione elettrica: lasciamolo lavorare, sia pure nel rispetto – per esempio – degli obiettivi europei sulla produzione rinnovabile.

 

Avete pensato a come potreste promuovere la diffusione dell’auto elettrica? E l’uso della bicicletta?

Le aree urbane vanno protette e tutelate. Creare piste ciclabili e altri spazi dedicati può essere importante a favorire una buona qualità della vita. Ma questo non deve diventare una politica favorevole alla borghesia che vive nei centri urbani a scapito dei ceti più poveri che, venendo da fuori, sono costretti a spostarsi in automobile. Lo stesso vale per l’auto elettrica: tutto bene, ma attenzione a non confondere la difesa dell’ambiente con la redistribuzione dai “poveri” ai “ricchi”.

 

Ci dice un suo comportamento eco che assume abitualmente nella vita di tutti i giorni?

Sono genovese: spengo sempre la luce quando non serve, sennò sai che bolletta!

 

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