“Spiagge libere siano almeno il 60%”, prosegue la campagna di Legambiente

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Scopriamo le proposte di Legambiente per il futuro delle nostre spiagge

Legambiente prosegue la propria lotta per le coste italiane: “Goletta Verde”, la storica campagna dell’associazione ambientalista, propone di fissare una quota minima di spiagge libere pari al 60%, di premiare la qualità della gestione, di esigere canoni adeguati e risorse da utilizzare per la riqualificazione ambientale, di aumentare la trasparenza nella gestione e di effettuare più controlli per la legalità lungo la costa.

Sulle concessioni demaniali, ad esempio, si rischia uno scontro tra il nostro paese e l’Europa, dato che la Corte di Giustizia europea aveva bocciato la proroga in automatico decisa dal Belpaese per le concessioni demaniali marittime e lacustri fino al 31 dicembre 2020.

“La sentenza europea non lascia più spazio a nessuna possibilità di rinvio e, sulla questione demanio, è ora urgente e fondamentale che l’Italia dia il via ad una riforma che punti su trasparenza, legalità e libero e gratuito accesso e transito al mare”, spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

“Servono regole chiare per garantire che almeno metà delle spiagge siano libere e nuovi criteri per gare pubbliche che premino coloro che rispettano l’ambiente, puntando su un turismo di qualità e sostenibile. Solo così si potrà porre fine a questo far west selvaggio che non fa bene al Paese – aggiunge – Occorre ripristinare la legalità e la trasparenza in questo settore restituendo così ai cittadini una parte di mare troppo spesso negato”.

Scopriamo le proposte di Legambiente in materia:

Fissare una quota minima di spiagge libere: in molte Regioni italiane non sono in vigore leggi che regolano i limiti. In alcuni Comuni italiani è diventato difficile trovare spiagge libere e per questo la legge deve stabilire che almeno il 60% delle spiagge sia libera per la fruizione. In Francia questa previsione arriva all’80%, nella legge della Puglia è previsto il 60%, nel Lazio è stato recentemente fissato come limite il 50%.

Le gare devono premiare la qualità nella gestione: occorre costruire le condizioni per una transizione virtuosa verso un modello trasparente di gestione delle concessioni. La legge dovrebbe introdurre criteri e obiettivi, in modo da premiare i progetti che puntano sulla sostenibilità nella gestione, e aiutare così le tante imprese, spesso familiari, che hanno già scelto questa strada nella gestione delle concessioni balneari.

E’ importante che la legge introduca una convenzione nazionale tipo, che riguardi sia le concessioni per stabilimenti che il solo affitto di sdraio e ombrelloni su spiaggia libera (da favorire), che fissi criteri e obiettivi da rispettare, legati a posti di lavoro creati, accessibilità, pulizia, tutela e innovazione ambientale (raccolta differenziata, utilizzo di fonti rinnovabili, demolizione di strutture abusive, utilizzo di materiali naturali e di riciclo, prodotti del territorio, ecc.).

Canoni adeguati e risorse da utilizzare per la riqualificazione ambientale: il valore dei canoni in alcune realtà italiane è davvero insopportabile con situazioni di canoni bassi a fronte di guadagni milionari e grandi differenze nelle situazioni tra le 30mila imprese del settore (le stime parlano di 100 milioni di euro di entrate per lo Stato a fronte di 2 miliardi di guadagni, con un canone medio di 5 euro a mq all’anno). Questa situazione va superata stabilendo un canone minimo nazionale per le concessioni balneari, lasciando la possibilità alle Regioni di introdurre premialità e penalità legate alle modalità di gestione e agli interventi di riqualificazione ambientale messi in atto dal concessionario.

Una novità che chiediamo è che la quota maggiore del canone rimanga ai Comuni con un vincolo di destinazione per interventi di riqualificazione e valorizzazione ambientale dell’area costiera (ripascimenti delle spiagge per combattere l’erosione costiera, demolizione di edifici abusivi, rinaturalizzazione, accessibilità pedonale e ciclabile, ecc…).

Un portale nazionale delle concessioni: tutte le convenzioni e i piani di utilizzo del demanio dovranno essere disponibili su un portale nazionale delle coste che dovrà essere istituito da parte del ministero dell’Ambiente. Una prospettiva di questo tipo, trasparente, premia le imprese serie e offre garanzie a chi investe nella qualità. Attualmente è persino difficile capire quante siano le concessioni o avere un’idea dei diversi canoni da Regione a Regione e delle modalità di controllo. In un quadro di questo tipo a perderci non sono solo i cittadini, ma anche le tante imprese che gestiscono seriamente gli stabilimenti balneari.

Garantire controlli e legalità lungo la costa: la nuova legge deve chiarire responsabilità di controllo e sanzioni efficaci. Inoltre, deve garantire procedure certe per demolire gli edifici abusivi che degradano il paesaggio italiano e interventi immediati per punire i reati che avvengono lungo le coste.

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