Uccelli che insegnano a parlare ad altri uccelli
I pappagalli che fuggono dalla cattività insegnano ai pappagalli selvatici le parole che hanno imparato
In alcune regioni australiane, se si ascolta attentamente, si potranno sentire delle strane conversazioni che vengono dalle cime degli alberi. Sono voci, sì. Dicono parole, sì. Ma non appartengono a una tribù misteriosa che si è costruita una città tra i rami. Anche se può sembrare assurdo, appartengono a dei volatili.
A quanto raccontato da Australian Geographic, uccelli come pappagalli e cacatua che sono fuggiti dalla cattività stanno insegnando agli uccelli selvatici le parole che hanno imparato nelle loro case umane. Secondo Jaynia Sladek, una ornitologa dell’Australian Museum, alcuni uccelli sono imitatori naturali e, quando sentono parole in ripetizione o sono circondati da rumori, cominciano a raccogliere i segnali e li ripetono.
Poiché molte specie di uccelli (ma non tutte) percepiscono una correlazione tra opportunità genetica e capacità di imitare, è probabile che gli uccellini domestici abbiano lanciato il loro nuovo vocabolario dopo essere stati liberati in natura. Essendo per loro una nuova parte del loro «linguaggio», una ricchezza, mostrano tali parole come se fossero righe da aggiungere al loro curriculum personale. Per farsi belli, insomma.
A quel punto, gli uccelli selvatici imparano: ascoltano le parole, i suoni e iniziano a ripeterli: anche loro mostrano la loro bravura e, di seguito, passano queste nuove competenze anche alla progenie, in modo che queste conversazioni continuino nel tempo, anche se non vogliono dire la stessa cosa che vogliono dire per noi.
Il suddetto fenomeno è stato precedentemente testimoniato con le menure (o uccelli della lira). Trovati a Victoria, in Australia, le menure hanno mostrato la straordinaria capacità di ricreare i suoni delle seghe, delle asce e delle vecchie macchine fotografiche – strumenti che non venivano utilizzati in quella regione da anni. Quando questi meravigliosi uccelli canori erano stati fotografati, avevano imparato perfettamente il suono dello scatto e lo avevano passato alla loro prole.
Il rapporto sui pappagalli e i cacatua dice che la parola che si sente più ripetere tra gli alberi è «Hello, cockie», anche se il loro vocabolario presenta una vasta gamma di termini.
E allora: Hello! Hello, cookie!
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