Un morto e 11 persone all’ospedale negli USA per l’insalata in busta contaminata. Da noi è sicura?

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Allarme per la Listeria nell’insalata in busta: una persona è morta negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti è scattato l’allarme per dell’insalata in busta della Dole contaminata dal batterio della Listeria. Si contano un morto e 11 persone portate all’ospedale. Non è il primo caso che si registra e questo riapre il dibattito sull’insalata in busta: è sicura? Va lavata comunque anche se sull’etichetta c’è scritto che è pronta da servire?

Purtroppo si possono incontrare elevate quantità di microrganismi di varia natura; una carica batterica che cresce in maniera esponenziale giorno dopo giorno.

Nel 2012 uno studio dell’Università di Torino fornì un quadro poco rassicurante: vennero trovati batteri patogeni nell’87% delle insalate analizzate. Questo rendeva consigliabile un accurato lavaggio domestico. 

Ma dal 2012 dei passi avanti sono stati compiuti; infatti dall’agosto del 2015 per la verdura fresca confezionata sono entrate in vigore delle nuove norme:

  • I produttori e i distributori devono garantire  una temperatura uniforme inferiore agli 8° in tutti i passaggi
  • Va indicato esplicitamente se il prodotto p pronto per il consumo o necessita di preparazione o lavaggio
  • Va segnalata la durata del prodotto dopo l’apertura
  • Deve essere possibile smaltire gli imballaggi con la raccolta differenziata

Il problema è anche la proliferazione dei batteri e su questo incide la temperatura: se l’insalata è conservata male, in banchi frigo stracolmi a temperature troppo ‘miti’, è un problema. Quindi dobbiamo fare molta attenzione alla conservazione del prodotto.

Inoltre ricordiamo che, nonostante siano molto comodi, questi prodotti arrivano a costarci anche il 300% in più rispetto alla verdura fresca da banco.

Nel dubbio risciacquiamo queste insalate prima di consumarle e facciamo attenzione alla conservazione, alla catena del freddo, alla confezione (non deve presentare fori) e cerchiamo di consumarle nel giro di due giorni.

Joanna Blythman, famosa giornalista investigativa britannica che si occupa di cibo, sostiene che ‘insalata, prima di essere confezionata e di arrivare sugli scaffali del supermercato, viene lasciata per diverse ore in acqua e cloro. 

 

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