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La seconda vita delle lampadine morte

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Una ditta canadese dà una nuova vita alle lampadine fluorescenti usandole nelle lampade da parete a induzione

La Castor Design si è data al recupero e al riciclo e così, per arrivare alle luci da parete a induzione, parte dalle lampadine fluorescenti. Queste ultime funzionano quando una corrente elettrica ionizza il vapore di mercurio nel tubo, che emette una luce ultravioletta invisibile che eccita il rivestimento di fosforo, che quindi accende una luce visibile.

L’azienda canadese ha deciso di prendere queste lampadine quando sono arrivate a fine corsa e accenderle grazie all’induzione elettromagnetica – ovvero alla produzione di tensione dovuta a un cambiamento nel campo magnetico.

All’interno della scatola della lampada a induzione di questo marchio si trovano un circuito e una bobina di filo di rame avvolto attorno a un nucleo di ferro. L’interruttore a pedale della lampada da parete a induzione attiva un circuito all’interno della base della lampada, trasferendo energia attorno al nucleo di ferro, che quindi invia corrente elettrica attraverso il filo alla lampadina appoggiata nel portalampada. La corrente attivata stimola i gas all’interno della lampadina fluorescente, che a sua volta fa sì che la lampadina emetta luce.

E così la Induction Wall Light – questo il nome della lampada – si occupa di ridare vita alle vecchie lampadine, che sono in rapida sparizione poiché vengono sostituite da LED più efficienti, più durevoli e senza mercurio. Questa lampada, infatti, può far funzionare qualsiasi lampadina fluorescente esausta se è ancora intatta – in questo modo, inoltre, si evita di distruggere le lampadine che, in questo modo, potrebbero rilasciare gas dannosi per l’ambiente.

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fluorescenza, lampadine, riciclo, riutilizzo

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