Brain Rot: quando i social media marciscono il cervello

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Cosa succede se scorriamo senza pensare frammenti di contenuti che ci distraggono ma non ci arricchiscono?

Nel 2023, il termine “brain rot” ha guadagnato una popolarità straordinaria, tanto da essere eletto parola dell’anno dall’Oxford Dictionary. Ma cosa si cela dietro questa espressione dal suono inquietante? Lo psicologo e neuroscienziato Matthew Fisher, intervistato da diverse fonti accreditate, ha cercato di spiegare le implicazioni cognitive e psicologiche del fenomeno, indicando che l’esposizione prolungata a contenuti ripetitivi, superficiali e poco stimolanti sui social media può influire negativamente sul cervello umano.

Cos’è il Brain Rot?

“Brain rot”, tradotto letteralmente come “cervello marcio”, è un neologismo che descrive una condizione in cui le facoltà cognitive sembrano deteriorarsi a causa di un uso eccessivo e improduttivo delle piattaforme digitali, in particolare i social media. L’espressione, originata inizialmente come slang, è diventata simbolo di una preoccupazione culturale globale, con il dibattito incentrato sull’impatto del consumo di contenuti digitali sulla salute mentale.

Secondo Fisher, i meccanismi dei social media sono progettati per catturare l’attenzione e mantenerla il più a lungo possibile, spesso a scapito di attività intellettualmente più arricchenti. “Scorriamo senza pensare, consumando frammenti di contenuti che ci distraggono ma non ci arricchiscono”, afferma. Questo può tradursi in una sorta di “atrofia cognitiva”, dove la capacità di concentrazione, memoria e pensiero critico vengono compromesse.

Il Brain Rot nella Cultura Pop e nei Social

Il risultato ha trovato terreno fertile anche nella cultura pop e nei meme, rappresentando un senso collettivo di colpa e consapevolezza dell’abuso tecnologico. “Brain rot” non è solo una diagnosi metaforica: è un grido d’allarme per un’intera generazione cresciuta con smartphone e connessioni 24/7.

Gli utenti stessi hanno cominciato a riconoscere i segni del “cervello marcio”: l’incapacità di concentrarsi su attività lunghe, la dipendenza da contenuti immediati e l’ossessione per video brevi e poco significativi. Una tendenza che si riflette nel successo di piattaforme come TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, dove il tempo di attenzione degli spettatori è misurato in secondi.

Le Conseguenze del Brain Rot sulla Salute Mentale

Gli esperti sottolineano che il “brain rot” non è una condizione clinica ufficiale, ma piuttosto una metafora che racchiude una serie di problemi legati alla salute mentale e cognitiva. Tra le conseguenze più comuni ci sono:

  1. Diminuzione della capacità di concentrazione: l’esposizione costante a contenuti frammentati riduce la capacità di focalizzarsi su un singolo compito per periodi prolungati.
  2. Ansia e stress: l’iperconnessione e il bombardamento di informazioni possono aumentare il livello di ansia.
  3. Dipendenza digitale: il continuo bisogno di controllare le notifiche o scorrere i feed può trasformarsi in una forma di dipendenza comportamentale.
  4. Riduzione della creatività: la sovrastimolazione da contenuti preconfezionati lascia poco spazio al pensiero originale.

Come Contrastare il Fenomeno?

Per evitare che il nostro cervello “marcisca”, gli esperti consigliano alcune pratiche utili:

  • Limitare il tempo sui social media: utilizzare timer o app per monitorare e ridurre il tempo trascorso online.
  • Preferire attività offline: leggere un libro, fare una passeggiata o praticare un hobby creativo.
  • Coltivare la consapevolezza: la meditazione e il mindfulness possono aiutare a ritrovare il focus.
  • Privilegiare contenuti di qualità: seguire account che offrono informazioni utili e stimolanti.

Un problema sociale e culturale

Il “brain rot” non riguarda solo il singolo individuo, ma riflette un problema sistemico nella nostra società digitale. Le piattaforme sociali hanno un’enorme responsabilità nella progettazione dei loro algoritmi, che dovrebbero promuovere un utilizzo più sano e sostenibile delle tecnologie.

Il fenomeno del “brain rot” ci ricorda l’importanza di utilizzare la tecnologia in modo consapevole e bilanciato. Come società, è cruciale riconoscere i rischi legati all’abuso digitale e promuovere soluzioni che proteggano il nostro benessere mentale e cognitivo. L’evoluzione digitale non deve avvenire a discapito della nostra salute, ma può e deve diventare uno strumento per migliorare la qualità della vita.

Parola dell’anno o campanello d’allarme? Il “brain rot” ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia, in un mondo sempre più connesso ma spesso distratto da ciò che conta davvero.

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