sesto senso

Come usare un sesto senso che non sappiamo di avere?

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sesto senso

Gli umani hanno un sesto senso molto comune tra gli animali che sarebbe il caso di imparare ad usare

Oltre a vista, udito, olfatto, gusto e tatto abbiamo anche un altro senso che potrebbe esserci molto utile nel capire e percepire il mondo che ci circonda. È un sesto senso che, secondo ben due studi recenti, potrebbe aiutarci a muoverci nel buio. È il senso a cui si appellano molte persone non vedenti, lo stesso senso che usano delfini e pipistrelli per muoversi rispettivamente sott’acqua e nel buio delle notti.

Dicono gli scienziati che è solo questione di tempo perché tutti capiscano come usarlo.

Questo senso si chiama ecolocalizzazione e, come nel caso dei pipistrelli, si serve della percezione del suono per capire lo spazio che si sta attraversando quando non si può usare la vista: grazie agli echi e ai riverberi, si valuta il rimbalzare del suono e ci si orienta.

Le persone non vedenti a volte battono un bastone o un piede per aiutarsi a capire lo spazio che li circonda. Gli esseri umani possono anche ecolocalizzarsi schioccando le dita o facendo clic con la bocca, dicono gli scienziati, perché le onde sonore che creano rimbalzano sugli oggetti vicini.

Si tratta di un vero superpotere, insomma, ma a differenza di quello che accade dei fumetti, non è innato solo in alcune persone, si può studiare e imparare a usarlo – e così usare gli echi per determinare la forma, le dimensioni o la consistenza di un oggetto.

A dirlo sono stati due studi.

Il primo studio pubblicato su PLOS One, ha fatto partecipare delle persone, sia vedenti che non vedenti, a 20 sessioni di formazione – due a settimana per 10 settimane – e poi le ha testate nell’utilizzo dell’ecolocalizzazione per identificare le dimensioni di un oggetto e il suo orientamento in laboratorio. Alcuni erano più bravi di altri – soprattutto i non vedenti, ovviamente – ma alla fine, hanno spiegato i ricercatori, tutti hanno imparato.

Il secondo studio, che in qualche modo poi si è collegato al primo, ha inviato a 15 partecipanti non addestrati all’ecolocalizzazione onde sonore da tablet e computer, che erano simili ai rumori che usano i pipistrelli quando volano nell’oscurità.

Poi gli è stato chiesto se un cilindro nella stanza che non potevano vedere fosse in movimento o fermo.

Anche senza formazione, la maggior parte dei partecipanti conosceva la risposta.

Insomma, l’ecolocalizzazione c’è, dobbiamo solo imparare ad usarla.

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