L’urbanizzazione influenza la psiche?

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La scienza pone le basi per nuovi studi sul rapporto tra suicidi e natura

Gli esseri umani pagano ogni giorno il prezzo della distruzione del verde, in termini di morti premature e malattie. Ma non solo. Secondo un recente studio, pubblicato su The Lancet – Planetary Health, la riduzione degli spazi verdi influenzerebbe la salute mentale delle persone e, in particolare, gli stati di depressione.

Si stima che ogni anno 800.000 persone si tolgano la vita. Per questo, uno degli obiettivi delle Nazioni Unite è quello di ridurre di un terzo la mortalità prematura data da malattie non trasmissibili, attraverso la prevenzione e la promozione di salute mentale e benessere.
Nello studio, condotto da Marco Helbith e colleghi, i ricercatori hanno esaminato l’associazione tra tre tipi di ambienti – ambienti naturali all’aperto (prati, foreste e parchi), spazi blu (acqua dolce o salata), zone costiere – e suicidi, rilevando che nei comuni in cui ci sono grandi spazi verdi, l’incidenza è più bassa. Al contrario, non è stata trovata alcuna associazione tra spazi blu, zone costiere e suicidi.

Si tratta di uno studio ecologico trasversale, con diversi talloni d’Achille. Per esempio, non sono stati tenuti in considerazione il tasso di disoccupazione e la condizione socioeconomica. In più gli spazi sono stati catalogati in base alla quantità di terreno e non alla qualità.

Nonostante questo, la ricerca da comunque indicazioni non trascurabili e pone le basi per ricerche future più approfondite. Curiosi? Per ingannare l’attesa, possiamo in ogni caso abbracciare un albero.

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depressione, natura, suicidi

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