La pigrizia? Modifica il cervello e fa male alla salute

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La pigrizia, secondo gli scienziati della Wayne State University School of Medicine, modificherebbe la forma delle cellule celebrali con effetti diretti sulla salute dell’uomo

La pigrizia modifica il cervello e ha degli effetti diretti sulla salute dell’uomo. Sarebbe questa, in sintesi, la conclusione di una ricerca condotta dagli scienziati statunitensi della ‘Wayne State University School of Medicine’ (pubblicata sul ‘The Journal of Comparative Neurology’), che dimostrerebbe come l’inattività delle cellule celebrali alteri la forma di certi neuroni e possa essere a sua volta identificata tre le cause di moltissime patologie, come le malattie cardiache, il diabete e altri disturbi cronici.

La pigrizia trasformerebbe quindi il nostro fisico, rendendolo più debole e soggetto ad una maggiore probabilità di sviluppo di alcune tipologie di malattie. La ricerca in questione, per ora, ha effettuato dei test solamente sul cervello dei ratti, dimostrando come l’inattività celebrale (in relazione ad un processo indotto di sedentarietà) sia in grado di modificare direttamente la forma dei neuroni nelle cavie. Nonostante questo, gli autori dello studio, ritengono che sia molto probabile che tali effetti possano essere riscontrati anche sugli uomini, visto che alcune aree del cervello dei ratti siano molto simili a quelle delle persone.

Gli effetti della pigrizia sono quindi stati analizzati su dodici ratti. L’esperimento, nello specifico, ha previsto che, in un periodo di tre mesi, la metà dei ratti fosse collocata in alcune gabbie a forma di ‘ruota per criceti’, al fine di indurli a compiere l’attività della corsa (con un percorso giornaliero di circa 5 km al giorno). Le restanti cavie invece, non sono state messe in condizione di intraprendere alcun tipo di azione, rimanendo completamente inattive per tutto il tempo considerato.

Gli effetti della pigrizia inoltre, sono stati studiati al termine dei tre mesi, attraverso l’iniezione di uno speciale colorante nei topi (sia nei soggetti attivi che in quelli ‘sedentari’) per l’identificazione di certi neuroni presenti nel midollo ventrolaterale rostrale, che è una parte del cervello adibita al controllo della respirazione e di altri ‘sistemi inconsci’ che contribuiscono al movimento. Piccola parentesi:  il midollo ventrolaterale rostrale, è preposto anche al controllo della pressione e del sistema nervoso simpatico, essenziale a sua volta nella ‘gestione’ dei vasi sanguigni (una persona con il sistema nervoso simpatico ‘ostacolato’, può quindi avere maggiori probabilità di sviluppare malattie cardiovascolari).

Gli effetti della pigrizia infine, sono stati osservati dai ricercatori attraverso l’identificazione di delle differenze significative tra i neuroni dei ratti ‘attivi’ e quelli ‘inattivi’. La conclusione di questo studio ha infatti potuto stabilire che le cellule celebrali dei topi sedentari, a differenza degli altri ratti, sono stati soggetti ad un effettivo ‘cambio di forma’, attraverso lo sviluppo di un eccesso di ‘ramificazioni’ rispetto ai normali neuroni. Di conseguenza, le nuove ramificazioni neuronali, secondo gli scienziati, porterebbero ad una sovrastimolazione del sistema simpatico, con il risultato di inviare dei ‘messaggi confusi’ ai vasi sanguigni e di favorire in questo modo le malattie cardiovascolari nei soggetti sedentari (compromettendo quindi la loro salute). La ricerca ha l’obiettivo di dimostrare come il nostro cervello conservi sempre una certa ‘plasticità’, capace di rimodellarsi durante tutta la nostra vita: l’esercizio fisico contribuirebbe proprio a questo.

(Matteo Ludovisi)

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