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Ridurre il sale del 30% entro il 2025, per stare in salute

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La guerra all’infarto e all’ictus passa dal bando del sale. Una riduzione dei consumi pari al 30% entro il 2025 puo’ salvare milioni di vite

 

Oggi è la Giornata mondiale del cuore, lo abbiamo già detto. E abbiamo anche detto che la guerra all’infarto e all’ictus passa dalle buone abitudini a tavola. Ma non vi abbiamo detto che la nostra salute passa anche dal mettere al bando il sale.  E proprio ridurre l’introduzione di sale di circa un terzo nei prossimi 10 anni è uno dei 9 obiettivi globali fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità contro le malattie non trasmissibili.

‘Se riuscissimo a centrare il traguardo di una riduzione dei consumi pari al 30% entro il 2025, milioni di vite potrebbero essere salvate da attacchi di cuore, ictus e altre malattie correlate’, ha spiegato Oleg Chestnov, assistente Organizzazione Mondiale della Sanità,  del direttore generale per la patologie non trasmissibili e la salute mentale.

Il sale, infatti, aumenta la pressione arteriosa e l’ipertensione, ricordano gli esperti, moltiplica il rischio di cardiopatie e stroke. In media, rileva l’agenzia ginevrina, ogni persona introduce 10 grammi di sale al giorno: circa il doppio della ‘dose’ complessiva raccomandata proveniente da ogni fonte (inclusi cibi processati, pasti già pronti e pietanze cucinate a casa), e cioè meno di 5 grammi al giorno (pari un cucchiaino scarso di tè), o anche meno nella dieta di bimbi e ragazzi dai 2 ai 15 anni di età.

‘Ridurre il consumo di sale è uno dei modi più efficaci attraverso i quali ogni Paese può promuovere la salute dei propri abitanti’, ammonisce Chestnov. ‘Urge quindi che anche l’industria alimentare lavori a stretto contatto con l’Oms e i governi nazionali per ridurre sempre di più i livelli di sale nei prodotti’.

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