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rigenerare i propri arti

Gli umani possono rigenerare i propri arti?

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rigenerare i propri arti

Secondo i ricercatori gli umani hanno una capacità di rigenerazione degli arti “non sfruttata”

Come è noto, ci sono animali capaci di far ricrescere le parti del proprio corpo che vanno perdute. Gli esseri umani potrebbero mai arrivare a un risultato del genere? Secondo un nuovo studio, sì: un giorno i medici potrebbero essere in grado di curare le nostre ferite aiutando i nostri corpi a rigenerare i tessuti danneggiati o mancanti, proprio come una salamandra che si fa ricresce la coda.

Un team di scienziati ha scoperto una differenza fondamentale nel modo in cui rispondono alle lesioni il sistema immunitario di un axolotl – un animale rinomato per la sua capacità di rigenerare praticamente qualsiasi parte del suo corpo – e quello di un topo – che si ferisce come altri mammiferi.

La chiave sembra essere una cellula immunologica chiamata macrofago, secondo la ricerca pubblicata sul Developmental Journal.

Ora che lo hanno scoperto, gli scienziati credono di essere sul punto di sbloccare l’innesco di un processo rigenerativo simile a quello dell’axolotl, forse anche negli esseri umani.

“La nostra ricerca mostra che gli esseri umani hanno un potenziale di rigenerazione non sfruttato”, ha detto in un comunicato stampa James Godwin, ricercatore del Mount Desert Island (MDI) Biological Laboratory e autore principale dello studio.

Se riusciamo a risolvere il problema della formazione di cicatrici, potremmo essere in grado di sbloccare il nostro potenziale rigenerativo latente. L’axolotl non cicatrizza, che è ciò che consente la rigenerazione. Una volta che si è formata una cicatrice, il gioco è finito in termini di rigenerazione. Se potessimo prevenire le cicatrici negli esseri umani, potremmo migliorare la qualità della vita di così tante persone“.

Godwin non ha detto che farà ricrescere braccia e gambe umane, ma che troverà un modo per promuovere la rigenerazione dei tessuti invece delle cicatrici per migliorare notevolmente il recupero dei pazienti da malattie che danneggiano organi come cuore, reni, fegato o polmoni.

Lo scienziato, poiché sospetta che la sequenza genetica necessaria per un certo grado di rigenerazione sia preservata nel DNA dei mammiferi, ritiene che una sorta di trattamento farmaceutico potrebbe sbloccarla. Staremo a vedere.

 

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