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Studiare la fusione dei ghiacciai grazie alla tecnologia aerospaziale

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Il progetto Levissima Spedizione Ghiacciai cerca di studiare il fenomeno di fusione dei ghiacciai nell’Alta Valtellina

Studiare la fusione dei ghiacciai grazie alla tecnologia aerospaziale. E’ questo l’obiettivo del progetto ‘Levissima Spedizione Ghiacciai’ che, grazie alla collaborazione dell’Università di Milano per studiare, attraverso le più innovative tecniche e attrezzature aerospaziali, la fusione dei ghiacciai nell’Alta Valtellina.

Grazie all’ausilio di un sistema di telerilevamento aereo, di un satellite della NASA e di una stazione meteorologica scientificamente avanzata, potranno quindi essere acquisite delle immagini ad altissima risoluzione per lo studio dei cambiamenti dei ghiacciai italiani, permettendo una descrizione approfondita dei processi che ne determinano la fusione.

I ghiacciai sono una risorsa preziosa e sensibile e secondo il ‘Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani’ (da poco concluso dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano) e negli ultimi 50 anni il numero dei ghiacciai italiani è aumentato, passando da 824 a 896, ma la superficie complessiva si è ridotta di oltre un terzo. Obiettivo del progetto è quindi quello di contribuire a spiegare i meccanismi che negli ultimi anni stanno accelerando i processi di fusione e quindi la riduzione areale e volumetrica del ‘cuore freddo’ delle nostre montagne. Il fine ultimo del programma di ricerca è ovviamente quello di preservare il patrimonio freddo delle montagne italiane.

Attualmente, lo studio dei ricercatori, si sta concentrando sul cosiddetto ‘black carbon’ (scientificamente è l’aerosol prodotto dall’incompleta combustione delle biomasse), ossia quella polvere e fuliggine direttamente responsabile dello scioglimento dei ghiacciai. Il ‘black carbon’ infatti rende meno bianchi e riflettenti la neve e il ghiaccio, incrementando così la radiazione solare assorbita e quindi la fusione.

Una delle sfide più impegnative della ricerca scientifica in questo campo è quindi quella di verificare il cambiamento della ‘pelle’ del ghiacciaio, del suo colore e studiare l’influenza di questo fenomeno sulla sua ‘salute’, ossia sulla fusione e la quantità di acqua che viene rilasciata. I primi esperimenti svolti nel corso dell’estate 2014, grazie anche al passaggio di un satellite della NASA e all’utilizzo di uno speciale drone (sviluppato in collaborazione con Agricola2000) hanno portato a risultati molto incoraggianti.

Il nuovo progetto, ideato dai Ricercatori dell’Università di Milano e realizzato anche grazie al contributo tecnologico dell’Associazione EvK2CNR, è partito sul Ghiacciaio Dosdé Orientale, nel gruppo Piazzi, il laboratorio en plain air posto nel cuore freddo delle Alpi Lombarde da cui sgorga l’acqua Levissima. Per maggiori informazioni è possibile consultare questo sito.

(ml)

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