Basta con questo sesso

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L’era del sesso per la riproduzione è finita: è una questione tecnologica

Henry T. Greely è il direttore del Center for Law and the Biosciences della Stanford University, nonché esperto di Neuroscienze e autore del libro La fine del sesso e il futuro della riproduzione umana. È lui il sostenitore della tesi per cui i progressi tecnologici, un giorno, faranno sembrare il sesso volto alla riproduzione un mero ricordo del passato. In quanto esperto di tecnologia e del ruolo che essa riveste nella vita delle persone, Greely ha dichiarato alla BBC che «tra 20 o 40 anni, la maggior parte delle persone di tutto il mondo con una buona copertura sanitaria sceglieranno di concepire in un laboratorio».

Sono passati quarant’anni dalla prima nascita in provetta e, da allora, oltre 8 milioni di persone sono nate tramite la fecondazione in vitro. Oggi, i genitori che utilizzano questa procedura, scelgono di sottoporre i loro embrioni fecondati a una diagnosi genetica preimpianto (DGP) prima di trasferirli nell’utero, in modo da controllare se i bambini erediterebbe problemi genetici dai genitori.

Se le previsioni di Greely sulla PGD sono giuste, tra qualche decennio ci sarà un cambiamento epocale riguardo alla procreazione: quando la DPG diventerà più accessibile e più facile, grazie a ulteriori sviluppi della genetica e della ricerca sulle cellule staminali, saranno in molti a preferirla agli «obsoleti» metodi tradizionali.
A quel punto, cosa succederà al sesso? A cosa servirà? Come cambieranno molte idee radicate e radicali su cos’è giusto e cosa no, su cosa normale e cosa no? In molti ne stanno scrivendo, in molti ci stanno ragionando perché è una chiave del nostro domani che ci dirà ancora una volta chi siamo.

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riproduzione, sesso, tecnologia

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