Internet come lente per i comportamenti umani

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La tecnologia digitale potrebbe avviare una nuova rivoluzione scientifica nella ricerca sociale

Molto spesso c’è una nota di nostalgia quando parliamo di come la nostra vita sia stata rivoluzionata dall’avvento dei social network, delle applicazioni che ci controllano e organizzano la vita, dai banner sui siti, dalle pubblicità studiate apposta per noi dagli algoritmi, eppure dobbiamo riconoscere che la scienza degli studi sociali non hai mai avuto uno strumento tanto potente per osservare la maniera in cui ci muoviamo per il mondo, i nostri comportamenti quando pensiamo di non essere visti o l’esasperazione delle nostre reazioni quando sappiamo che non avranno conseguenze dirette. 

La tecnologia è una microscopio su di noi e un telescopio sulle masse: gli scienziati possono osservare gli atteggiamenti e i comportamenti di un gran numero di persone e internet, oltre all’osservazione, permette talvolta anche la sperimentare su larga scala.
Per questo si può parlare di una vera e propria rivoluzione scientifica nella ricerca sociale perché la possibilità di raccogliere «big data» e di sperimentare sono la base per un implemento di forza in questo senso. A differenza degli scienziati che studiano scienze naturali o fisiche, gli studiosi di scienze sociali hanno sempre avuto moltissimi problemi nel testare ed esplorare nuove teorie. Lo hanno sempre fatto, ma con grandi limiti.

Limiti che, oggi, grazie a internet, non esistono più.

Molto spesso le persone, quando rispondono alle domande degli studiosi, non ricordano bene o mentono, falsando in qualche modo quello che si sta cercando mentre, visto che la tecnologia digitale registra i comportamenti e gli atteggiamenti delle persone, memorizza dati sulla mobilità, sull’economia e perfino sulla nostra emotività, non c’è bisogno di chiedere, basta osservare le attività online per trovare quello che si sta cercando.

Interazioni, comportamenti collettivi, necessità: un’analisi a tutto tondo che, però, si porta dietro delle preoccupazioni etiche. Il punto non è solo che gli scienziati potrebbero essere in grado di conoscere gli esseri umani anche oltre quello che loro stessi sono capaci di comprendere e avere quindi delle armi per manipolarci, no: il punto è anche che non c’è stato ancora un dibattito in merito al consenso, a quello che vogliamo o non vogliamo concedere di noi stessi.
Alcune aziende stanno già sperimentando senza chiederci l’autorizzazione e questo non va bene, per far sì che questa rivoluzione sia positiva per tutti, è necessario che venga trovato un sistema che incentiva a rispettare gli standard etici e prevenire danni.

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