Società: riscopriamo i valori di Fratellanza e Libertà
Riscoprire i valori di Fratellanza e Libertà: ecco lo scopo del Primo Congresso Internazionale Garibaldino
Conoscere la storia, perchè gli uomini del presente e del futuro possano comprendere i valori di Unità, Libertà, Patria, Fratellanza. Quei valori lasciatici in eredità da un passato difficile e di lotta. Quei valori che intende rispolverare il Primo Congresso Internazionale Garibaldino, manifestazione che si terrà a Civitavecchia dal 9 all’11 ottobre 2015 negli spazi dell’Hotel San Giorgio, in Viale Garibaldi.
Il Congresso, il primo nel suo genere, avrà come tema di studio “La Storia e la Speranza” e i relatori tutti, durante la conferenza stampa di presentazione, hanno subito fatto rilevare il collegamento tra la nostra storia e la speranza che dobbiamo riporre nei giovani affinché tornino a comprendere i valori di Unità, Libertà, Patria, Fratellanza che un passato non lontano ci ha lasciato in eredità, dopo aver a lungo combattuto per
essi. Il Congresso Internazionale sarà occasione per iniziare ad agire, per smuovere le coscienze, per avvertire la società del pericolo che sta correndo. E lo farà attraverso un programma vasto e articolato, con momenti di particolare rilevanza dal punto di vista storico, come la visione del documento “Panorama Garibaldi”, conservato religiosamente negli Stati Uniti d’America presso la Brown University. Si tratta di una vera e propria “chicca” – ha spiegato il Generale Simeone – perché ha un’importanza strategica nella cultura storica realizzata dagli inglesi di fine Ottocento. Si tratta di pannelli, ciascuno dei quali illustrava una parte della vita di Giuseppe Garibaldi che venivano commentati, come facevano un tempo i cantastorie. Nel congresso questi pannelli verranno mostrati, commentati, sotto forma di filmato.
Il Generale Simeone ha spiegato ai presenti che lo scopo del Congresso è quello di riunire tutti coloro che amano la storia italiana e in particolare il Risorgimento italiano, che ha portato all’unità della nostra nazione: un periodo storico che si è impostato dai primi moti del 1821 e arriva fino alle guerre di indipendenza, compresa la Prima Guerra Mondiale, che molti storici indicano come IV guerra d’indipendenza perché fu la prima volta in cui l’Italia si riunì completamente, a Sud dell’arco delle Alpi.
C’è un motivo alto per riunire esperti, studiosi, associazioni, rappresentanti di tante istituzioni provenienti da tutto il mondo (dall’Argentina, dalla Grecia, dal Brasile, dal Costa Rica, dalla Francia, dall’Australia, ecc.) ed è il particolare momento storico che stiamo vivendo, che mostra una crisi di valori e una perdità di identità culturale da parte dei giovani.
Durante il congresso i relatori hanno evidenziato come in Italia lo studio del Risorgimento sia stato accantonato dai programmi scolastici: nelle scuole elementari non viene più insegnato, vi si accenna solo durante la terza media sorvolando in quanto le indicazioni ministeriali sono quelle di concentrarsi di più sugli eventi del XX secolo. I giovani si avvicinano a questo periodo storico nei licei, ma sempre in maniera blanda dovendosi concentrare sulla II guerra mondiale, sulla guerra fredda, sull’attualità.
A questo proposito, poiché l’importanza dell’educazione dei giovani passa obbligatoriamente per la conoscenza della nostra Storia, è stato predisposto un documento al quale hanno lavorato le prof.sse Gisella Bellantone e Antonella Merli a seguito di uno studio dei programmi scolastici ministeriali e della prassi didattica. Si tratta di una lettera, con prima firmataria Anita Garibaldi, indirizzata alla Ministra Stefania Giannini e che si sottoporrà all’attenzione dei congressisti per l’apposizione di ulteriori firme da parte di chi ne condivide il contenuto. La prof.ssa Bellantone, presente alla conferenza stampa, così ha illustrato il documento: “si tratta di una proposta per rilanciare lo studio del Risorgimento nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. Il nostro Risorgimento, che fino a qualche anno fa era un bagaglio indispensabile di cultura ma anche di vita, adesso è piuttosto trascurato e i nostri ragazzi ne vengono blandamente a conoscenza soltanto all’età di 13 anni. Noi pensiamo invece che essi abbiano il diritto sia di conoscerlo approfonditamente sia di essere conquistati da certi ideali che lo hanno permeato, che non sono soltanto di amore patrio ma di libertà, di emancipazione e di fratellanza dei popoli. E quando parliamo di fratellanza parliamo anche di solidarietà fra i popoli, quindi non parliamo di ideali legati soltanto alla nostra identità di italiani, ma di ideali universali, che oggi sono di scottante attualità. Ecco perché con questa lettera oggi vogliamo rilanciare lo studio di questo periodo storico. Bisogna educare i giovani a questi valori e recuperarli anche per l’attualità. E chi opera nelle scuole sa quanto è necessario oggi recuperare questi valori morali”.
Di questi valori morali ha parlato proprio Anita Garibaldi, quando ha spiegato in quale occasione le venne l’idea di organizzare il Primo Congresso Internazionale Garibaldino: “l’idea mi è venuta una sera di dicembre dello scorso anno quando alla radio ho sentito la notizia della strage di Peshawar, in Pakistan. Sei uomini armati erano entrati in una scuola militare ed avevano ucciso 132 bambini e adolescenti che la frequentavano. A questa pessima notizia ne seguirono altre, ugualmente orribili, come la tragedia delle ragazzine che vennero rapite e uccise perché volevano andare a scuola. Mi resi conto allora che c’era un enorme tentativo di tagliare le nostre radici culturali e di civiltà dell’Occidente attraverso l’uccisione delle nuove generazioni. Ecco perché ho pensato di mettere insieme idee, progetti e valori che potessero costituire un patrimonio da offrire alle giovani generazioni. Vediamo oggi i nostri ragazzi che stanno andando con l’ISIS. Perché? Perché non hanno più valori, non capiscono più l’importanza della nostra etica, di quella propria europea, quella universale del diritto dell’uomo, della possibilità di avere una vita spirituale e non soltanto materiale. I nostri ragazzi andranno sempre più verso questi movimenti se non facciamo attenzione, se non diamo loro la possibilità di aspirare ad essere rappresentanti di valori importanti e non soltanto di una civiltà consumista. Senza valori andranno verso chi li strumentalizza e li distrugge”.
Anita Garibaldi ha spiegato che proprio noi, che viviamo nel mezzo del Mediterraneo, rappresentiamo questa civiltà e dovremmo portare avanti questa forza di etica e di diritti umani.
Purtroppo – ha affermato Anita Garibaldi – il senso di identità culturale non viene più trasmesso ai nostri ragazzi, “io chiedo che l’Italia diventi uno Stato di Diritto vero, che ci sia un arbitrato internazionale per dirimere tutte le controversie internazionali, che le guerre non si possano più fare con gli armamenti. Adesso, proprio perché viviamo questa crisi, è il momento di prendere l’iniziativa, di smetterla di lamentarsi senza fare nulla, adesso è il momento di agire”.
Altro punto di forza del Congresso è la mostra sulla Grande Guerra ideata dall’INGORTP (Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon) e di proprietà delle Guardie d’onore del Pantheon.
A parlarne è stato il presidente dell’Istituto, il Capitano di Vascello dott. Ugo d’Atri, specificando che nella Prima Guerra Mondiale Garibaldi, benché fosse morto 32 anni prima, fece sentire il suo animo combattivo e indomito attraverso i tanti garibaldini che accorsero nella battaglia delle Argonne e parteciparono a quella che è stata giustamente definita la IV Guerra d’Indipendenza.
La mostra storica è articolata su 34 pannelli desunti da copertine della Domenica del Corriere. Il tratto di matita che le ha realizzate è quello di un grande artista: Achille Beltrami.
Beltrami ha illustrato 440 copertine che raccontano i 4 anni di guerra, a partire dal 1914. Si è fatta questa scelta perché la si ritiene molto più in linea con la realtà del tempo. “Solitamente” ha fatto rilevare il presidente d’Atri, “si ricorda il centenario della Prima Guerra Mondiale all’insegna di un’ideologia fuorviante, antimilitarista, e noi vogliamo che questo non avvenga. Vogliamo far parlare i protagonisti di quel tempo, quelli che hanno vissuto, che hanno sofferto quella guerra, quelli che hanno vinto quella guerra”.
“L’unità d’Italia” spiega il dott. d’Atri “non è del 17 marzo 1861, quello è un fatto amministrativo, è la proclamazione del Regno d’Italia; l’unità d’Italia si è realizzata con l’annessione delle ultime terre italiane, quelle abitate da italiani, allo Stato italiano, è stata conquistata con i 680.000 caduti della Prima Guerra Mondiale, è stata conquistata con lo sforzo di tutto un popolo che allora sentiva il senso dell’appartenenza che univa gli italiani. E da quel popolo abbiamo tutto da apprendere”.
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