Alesi, il nostro più antico parente
Il teschio di un cucciolo di scimmia vissuto 13 milioni di anni fa potrebbe appartenere al più antico antenato dell’umanità
Il cranio fossile di Nyanzapithecus alesi, poi chiamato solo Alesi (da «ales», che vuol dire antenato nel lingua turkana) è stato trovato a Lodwar, in Kenya: dopo che la roccia arenaria attaccata è stata parzialmente rimossa presso il Turkana Basin Institute, ci si è trovati davanti a questo cranio fossile, delle dimensioni di un limone, appartenente a una scimmia bambina.
Alesi abitava in una foresta keniana circa 13 milioni di anni fa e aveva un anno e quattro mesi quando è morta. Oggi, ci permette di dare un’occhiata a quello che potrebbe essere l’antenato comune e più antico delle persone e di tutte le scimmie moderne.
Essendo stato sepolto da un vulcano 13 milioni di anni, il cranio ha mantenuto intriganti indizi sulla nostra storia evolutiva, tra cui una probabile origine africana, dicono gli scienziati, e non asiatica come finora si era ipotizzato.
Un viso piatto come il gibbone, ma un cervello molto più grande di tutte le altre scimmie della sua epoca: questo esemplare, precedentemente sconosciuto, sarebbe arrivato a pesare 11 chilogrammi in età adulta se non fosse rimasto vittima del vulcano.
Questa specie sarebbe appartenuta a un gruppo ancestrale molto più antico di quello degli ominidi, che quindi ne sarebbero discendenti – gli ominidi sono una famiglia di primati che comprende sia gli esseri umani che le scimmie antropomorfe.
Alesi ha permesso di capire l’esistenza di questo gruppo che, anche se non ha ancora un nome ufficiale, si sa che visse e morì milioni di anni fa, con una maggioranza di membri africani, a quanto pare.
Questo cranio è il fossile di scimmia più completo dell’intero Miocene, periodo che variava da circa 24 a circa 5 milioni di anni fa.
Grazie alle scansioni hi-tech si è scoperto che, anche se i denti di Alesi erano molto simili a quelli del gibbone, non si muoveva come questo animale: gli organi di bilanciamento nel suo orecchio mostrano una minore agilità, movimenti più lenti.
Sebbene molto sia noto sull’evoluzione umana da quando ci siamo separati dagli scimpanzé, circa 7 milioni di anni fa, conosciamo poco dei nostri antenati comuni risalenti a prima di 10 milioni di anni fa. Per questo, il ritrovamento è davvero epocale e straordinario.
Alesi, benvenuto nella nostra storia.
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