Come stanno i laghi italiani?

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Legambiente denuncia le carenze nel settore depurativo italiano e la presenza di scarichi abusivi e non trattati

 

Goletta dei laghi, la campagna nazionale di Legambiente per la tutela dei bacini lacustri italiani realizzata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e Novamont, ha avviato ben 40 iniziative, ha attraversato 9 regioni e campionato 102 punti. E anche quest’anno i risultati non sono dei migliori.

Lungo l’itinerario la Goletta ha acceso i riflettori su molti dei problemi che minacciano i bacini lacustri e le acque interne: dalle attività turistiche altamente impattanti alla cementificazione selvaggia, passando per gli scarichi non depurati o la presenza di attività non sempre attente alla qualità e quantità della loro incidenza sui laghi.

Dal 2006 ad oggi la Goletta dei Laghi ha avuto come principale scopo il monitoraggio puntuale delle acque, in base alle segnalazioni giunte dal territorio. Da questo si è sviluppato un programma che ha abbracciato anche altri aspetti, come quelli della tutela della biodiversità, promozione delle tipicità ed eccellenze regionali, incentivazione di scelte turistiche sostenibili.

“Per il decimo anno consecutivo – spiega Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – ci troviamo a sottolineare e denunciare con forza le carenze nel settore depurativo italiano e la presenza di scarichi abusivi e non trattati, come dimostrano ancora una volta i risultati del monitoraggio scientifico del laboratorio mobile di Legambiente, con il 50% dei campioni risultati inquinati. Le conseguenze oltre che ambientali, sono anche economiche: rischiamo, infatti, di dover pagare pesanti sanzioni per le procedure d’infrazione avviate per il mancato rispetto delle direttive europee. Ci sono però numerose esperienze positive, di corretta gestione dei laghi e dei loro territori, emerse in questo mese. Segnali di risveglio che Goletta dei Laghi ha messo al centro della sua azione, che rappresentano solidi punti di partenza: il Trasimeno in Umbria è certamente fra questi”.

Per quanto riguarda la cementificazione, sono tristemente esemplari i casi del lago di Como e del Garda, intorno ai quali grosse fette di territorio vengono consumate nel nome di un falso progresso, con lo scopo di erigere nuovi alberghi e palazzine. Il comune di Limone sul Garda, in provincia di Brescia, sta approvando una lottizzazione che sconvolgerà ulteriormente il profilo del bacino sulla sponda bresciana. La ragione dell’amministrazione locale è che i cittadini di Limone “non hanno abbastanza seconde case”. Sul Ganzirri, in Sicilia, c’è il rischio che vecchie mire (la costruzione di un porticciolo turistico e diverse villette) vengano risvegliate dopo trent’anni, in luogo della giusta promozione di un’attività antica e sostenibile come la molluschicoltura. La Trinacria, tra le altre cose, anche quest’anno ha ricevuto la Bandiera Nera da parte dell’equipaggio del Cigno Azzurro, non avendo ancora applicato – per il 15° anno – le norme a tutela delle acque interne. Legambiente ha ricevuto rassicurazioni in merito dal nuovo assessore all’Ambiente, ma l’attenzione non sarà abbassata nemmeno per un attimo. In Lombardia, il Ceresio – che per il lato svizzero è noto come Lugano – è un bacino da anni falcidiato dagli scarichi non correttamente depurati e forse anche da scarichi abusivi: l’amministrazione di Porto Ceresio – spalleggiata dalla Comunità Montana che gestisce il pessimo depuratore del Rio Bolletta – , finora non ha saputo far altro che delegittimare le denunce di Legambiente e minimizzare i risultati dei monitoraggi sostenendo, imperterrita, la bontà dei propri sistemi depurativi. Nel Lazio le criticità che affliggono Bracciano e Bolsena sono legate in particolar modo ad un sistema di collettamento insufficiente, se non addirittura insufficiente , che rende sofferenti alcune foci, appesantite dagli scarichi provenienti più dai comuni dell’entroterra che da quelli rivieraschi. Una problematica molto comune in tutti i bacini italiani, come per esempio sull’Iseo. Per il Sebino, infatti, il Cigno Azzurro chiede un maggior impegno da parte della Comunità di Valle Camonica, affinché il carico all’interno del fiume Oglio sia diminuito. Qui, inoltre, insiste il problema del depuratore di Paratico, gestito dalla AOB2 (alla quale è stata “consegnata” la Bandiera Nera), per il quale l’associazione ambientalista chiede investimenti veloci e concreti, inevitabili se si vuole evitare ancora reflui inquinati nell’Iseo bresciano.

La campagna 2015 della Goletta dei Laghi è stata anche occasione per denunciare ancora una volta l’azione di A2A Spa sul lago Ampollino in Calabria, bacino artificiale utilizzato dalla multiutility per l’energia idroelettrica, deliberatamente svuotato lo scorso novembre senza alcun consenso esplicito da parte dell’ente parco, della Regione e dei comuni lacuali. Sempre in Calabria tiene banco da tempo la spinosa questione dell’invaso dell’Alaco, intorno al quale dal 2012 è esplosa una spiacevole questione giudiziaria. Cosa c’è nell’acqua che viene data da bere ai cittadini di 88 comuni tra Catanzaro e Vibo Valentia? Perché è stata certificata come potabile quando, probabilmente, non lo è mai stata? Chi sono i responsabili? Legambiente chiede chiarezza e soprattutto che quell’acque smetta di entrare nelle case di circa 400mila persone.

Ma la Goletta dei Laghi è stata anche promozione delle tipicità regionali, delle buone pratiche, del felice e possibile connubio tra sviluppo economico e tutela ambientale. Ne è un esempio il lago di Occhito in Molise, dove Legambiente sta gettando le basi per la realizzazione di un progetto per la navigabilità sostenibile, grazie al quale turismo, sport e cultura costituirebbero due spinte inarrestabili per il Molise. Sul lago d’Iseo, ma anche sul Lario, i circoli dell’Alto e Basso Sebino e quello di Como stanno facendo di tutto per far comprendere alle amministrazioni locali l’importanza di una svolta in tema di mobilità lacustre, al fine di alleggerire il peso del trasporto su gomma tutt’intorno agli invasi.

Anche il lago Trasimeno, in Umbria, ha risposto bene alle sollecitazioni della campagna nazionale di Legambiente, dimostrandosi un bacino in buona salute, meta di milioni di turisti ogni anno.

Non bisogna abbassare la guardia però; così, anche sui laghi che si dimostrano più in salute occorre monitorare costantemente i pericoli che vi insistono, come quelli possibili derivanti dalle attività zootecniche alle quali il Cigno azzurro ha chiesto attenzione e rispetto delle regole.

“Siamo arrivati a questa decima edizione – dichiara Simone Nuglio, responsabile della Goletta dei laghi – con una flebile speranza che nell’ultimo anno si fosse tenuto conto della scadenza della direttiva 2000/60/CE, sullo stato delle acque interne italiane: ci aspettavamo qualcosa di meglio, considerate le promesse degli ultimi dieci anni.

Come al solito l’Italia, invece di implementare politiche atte alla soluzione dei problemi e rispettare gli obiettivi di qualità della direttiva, ricorre alle ennesime deroghe”

Da molte Regioni infatti è stato chiesto di posticipare la scadenza al 2021 e in alcuni casi addirittura fino al 2027 proprio per rientrare nei parametri imposti dalla direttiva 2000/60/CE per il raggiungimento del buono stato ecologico dei bacini italiani.

“Dov’è la pianificazione coordinata tra tutti gli attori coinvolti, annunciata ogni anno ma ancora lontana dall’essere realtà? Chiediamo maggiore attenzione, serietà e impegno alle istituzioni provinciali e regionali, le amministrazioni lacuali e quelle dell’entroterra, gli enti tecnici e le società di gestione, ma non possiamo esimerci dal fare appello anche alle associazioni e ai cittadini. Come sempre – conclude Nuglio – saremo al fianco di tutte quelle realtà che vorranno fare della sostenibilità la linea guida principale per lo sviluppo dei propri laghi”.

Come ogni anno, il servizio SOS GOLETTA ha dato alla campagna nazionale di Legambiente la possibilità di individuare le maggiori criticità dei bacini lacustri italiani, andando ad indagare le problematiche segnalate dai cittadini tramite questo link: http://www.legambiente.it/sosgoletta#.VbYV8vntlBc

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è stato main partner della storica campagna estiva di Legambiente. Attivo da 31 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale, che vengono poi avviati al recupero. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “La difesa dell’ambiente, in particolare del mare e dei laghi, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione -, spiega il presidente del COOU Paolo Tomasi. L’operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese.

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