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Speciale arte e sostenibilità: Thijs Biersteker, l’eco-artista che dà voce alla natura

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Mescolando tecnologia, realtà aumentata e scienza realizza performance che permettono alle piante d’interagire con gli umani

Olandese d’origine, ma ormai “cittadino del mondo”, Thijs Biersteker è un artista, anzi un eco-artista che attraverso l’uso di sensori, ologrammi, microchip fonde arte e scienza, bellezza e messaggi sui cambiamenti climatici in atto e lo fa con una freschezza e immediatezza sorprendenti.

Lo abbiamo incontrato alla Triennale, a Milano, lo scorso 29 luglio, in occasione degli appuntamenti di Meet The Media Guru.

È recentissima la sua collaborazione con il noto scienziato italiano e neurobiologo vegetale, Stefano Mancuso, per Symbiosia: il progetto è stato presentato alla Fondation Cartier pour l’art contemporain. Grazie a questa installazione, un ippocastano e una quercia raccontano all’ambiente circostante ciò che accade al loro interno, attraverso dei sensori che permettono di rilevare la loro reazione all’inquinamento dell’aria e acustico, oltre che la relazione tra le radici e le foglie.

Partito dall’ambito della comunicazione e della pubblicità, Thijs si è poi dedicato pienamente all’arte, ai temi dell’ecologia e della difesa dell’ambiente, guadagnandosi il titolo di “portavoce della Natura”. E a ciò contribuisce la sua spiccata empatia. Infatti, non si è sottratto alle molte domande e curiosità del pubblico presente e neanche alle nostre.

Com’è nata l’idea di ‘Voice of Nature’?
Voice of Nature, che ho presentato qui, oggi, è stato un lavoro poderoso e che continua grazie alla collaborazione con la Technical University di Delft (Paesi Bassi). Qual è il valore che attribuiamo alla natura? L’estrazione dei dati che derivano dal progetto non solo fornirà uno spaccato di questo meraviglioso mondo, ma può anche svolgere un ruolo importante nello scardinare l’attuale censura sulla nostra risorsa più preziosa: la natura.

Quale argomento attira maggiormente la tua attenzione, come artista, in questo periodo?
Negli ultimi due anni ho preso a cuore la situazione sempre più preoccupante della plastica che popola gli oceani. La cosa mi ha molto spaventato, perché le microplastiche sono già entrate nella catena biologica e alimentare. La plastica viene mangiata dai pesci, noi mangiamo i pesci, dunque anche la plastica. In un futuro non molto lontano, gli umani diventeranno dei contenitori di plastica?

Può il ritmo e il tempo della natura coniugarsi con quello umano, sempre più accelerato?
Grazie al mio lavoro, ho imparato molto dagli alberi: che insieme si è forti e si riescono ad affrontare le tempeste, che il mondo è simbiotico. Sì, apparentemente il sistema naturale sembra separato da quello antropico, sempre più veloce e disumanizzato. Ma l’arte mi ha permesso di fare in modo di mettere nuovamente in relazione questi due sistemi viventi, che si stavano allontanando.

Come cambia la reazione del pubblico se fruisce di un’installazione in un museo o in un luogo pubblico qualsiasi?
L’arte è immersione e interazione. Per me conta il messaggio, non il contesto. Le mie opere hanno un loro linguaggio, una loro connotazione, che può essere vissuta in modo del tutto personale o collettivo, grazie all’uso del digitale.

Un artista eclettico, Thijs Biersteker, un talento rinascimentale e contemporaneo, che crede nella potenza del lavoro di squadra, nella condivisione dei saperi e nell’osmosi tra campo scientifico e artistico. Ma anche di fronte ai più sofisticati strumenti, nulla può eguagliare la più genuina creatività, soprattutto se messa a servizio dell’umanità e della tutela del nostro pianeta.

Se volete visitare la bellissima Broken Nature – la mostra tematica dalla quale prende il nome la XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano – avete tempo sino al 1° settembre.

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Arte contemporanea, cambiamenti climatici, eco-artista, ecosistemi naturali, milano, nuove tecnologie, Stefano Mancuso, Thijs Biersteker, Triennale

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