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Energia in casa, come recuperare il calore dalle fondamenta

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Calore in casa, dal sottosuolo. Come fare? Integrando nelle fondamenta di un edificio un fluido termovettore, per recuperare tutta l’energia termica necessaria al suo riscaldamento

Riscaldare un edificio con il minor dispendio energetico possibile? La risposta arriva da un laboratorio del Politecnico federale di Losanna, che ha pensato di utilizzare le fondamenta per estrarre il calore dal sottosuolo. L’idea di base è semplice: senza pensarci, infatti, viviamo e camminiamo tutti i giorni su una vera e propria fornace, la Terra. Più si va in profondità e più la temperatura sale. Così il team di Losanna, ha pensato che basta integrare, nelle fondamenta degli edifici, dei tubi in cui far scorrere un fluido termovettore (fluido che accumula e trasporta il calore) per recuperare tutta l’energia termica necessaria al loro riscaldamento.

Il sistema, secondo gli esperti, funziona sia per i pali di fondazione di grandi immobili o di ponti, sia per gli ancoraggi o per le pareti di tunnel o scantinati di ville private. 

Tra gli 1 e i 100 metri sotto la superficie terrestre, la temperatura resta più o meno stabile tutto l’anno intorno ai 10-12 gradi centigradi: non sarà molto, ma per una buona pompa di calore è sufficiente a riscaldare un edificio qualsiasi o, al contrario, per raffreddarlo durante l’estate.

Nulla a che vedere, assicurano gli studiosi, con la geotermia profonda, che prevede la perforazione di pozzi profondi fino a 5 chilometri e l’utilizzo di 150-200 gradi centigradi di temperatura per produrre vapore e azionare le turbine elettriche (e che rischia di provocare un terremoto come quello di 3,4 gradi della scala Richter, verificatosi nel 2006 a Basilea in seguito alle trivellazioni per il progetto “Deep Heat Mining”). L’idea di integrare nelle fondamenta degli edifici dei tubi contenenti un fluido termovettore, in realtà, “è una cosa che facciamo da trent’anni – ha affermato il direttore del laboratorio di meccanica del suolo del PFL, Lyesse Laloui -, ma in modo empirico. Noi del PFL, siamo stati i primi a testare il comportamento di questo tipo di fondamenta in condizioni reali”. “Ora tocca agli enti locali promuovere questa tecnologia”, ha concluso.

 

(Flavia Dondolini)

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