Mobili Ecologici, attenti all’etichetta
L’aggettivo “ecologico”, di questi tempi, si trova su molti oggetti, soprattutto d’arredo, per la maggior parte a sproposito. Strategia di marketing o pura verità, è sempre bene conoscere a fondo ciò che si sta per acquistare, per i mobili, così come per gli alimenti
Secondo alcune recenti statistiche realizzate dall’Unione europea, il 95% dei cittadini Ue, da circa cinque anni a questa parte, è diventato molto più attento ai problemi che riguardano la salvaguardia ambientale, la salute personale e la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Tuttavia, questa sempre maggiore sensibilizzazione ha prodotto fenomeni in cui molte aziende di mobili e oggetti d’arredamento, con l’intenzione di incrementare i volumi delle loro vendite e, quindi, di far più presa sulla clientela, chiamano “ecologici” prodotti che, in realtà, sono ben lontani da questa filosofia.
Facciamo un po’ di chiarezza. Per stabilire quali mobili possono essere considerati ecologici e quali no, l’Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale (ICEA), in collaborazione con l’Associazione Nazionale di Architettura Bioecologica (ANAB), hanno proposto uno Standard Mobile Ecologico. Nato per far fronte al significativo impatto sull’ambiente dei processi produttivi dei prodotti d’arredo, e all’emissione di sostanze inquinanti durante il loro trasporto, prende in considerazione tutto ciò che riguarda il metodo di produzione del mobile, dal design, alla sua riciclabilità, fino ai materiali e alle sostanze che lo compongono (compresi vernici, additivi, solventi, ecc.).
I mobili così prodotti verranno identificati con l’etichetta “mobile ecologico”, in accordo agli obiettivi, azioni e condizioni dello standard ISO 14024 (“Environmental labels and declarations – Type 1 ecolabelling – Principles and Procedures”).
Ma come deve essere un mobile per ottenere questo marchio? Partiamo dai materiali: un mobile “verde” deve essere prodotto con legno o materiale legnoso che provenga da piantagioni certificate secondo i principi di Buona Gestione Forestale. Poi, la sede di progettazione e produzione deve essere libera di sostanze tossiche e pericolose. Il materiale utilizzato per la produzione, così come gli scarti di lavorazione, devono essere ridotti al minimo. Tra i privilegiati ci sono i manufatti che permettono un “secondo utilizzo”, anche se le loro funzioni originali vengono trasformate: in questo modo si allunga la loro vita utile e si riducono gli scarti. Per quanto riguarda l’uso del prodotto, è importante che sia di facile montaggio, pulizia e manutenzione, così come la sostituibilità dei suoi componenti, evitando l’uso di ulteriori materiali e di sostanze complesse o tossiche.
Punti in più per tutte quelle attività che permettono di incrementare la durata del prodotto: materiali durevoli, riduzione dei punti di debolezza negli snodi, aumento del numero di anni di garanzia, e servizi di assistenza per riparazioni, sostituzione delle parti e manutenzione.
Per favorire la riciclabilità, è importante anche minimizzare la quantità di metallo, adesivi o colle. L’uso di prodotti a base di resine melamminiche (resine sintetiche termoindurenti, resistenti all’acqua, incolori ed inodori, ottenute per policondensazione della formaldeide con la melammina) deve essere assolutamente escluso. Insomma, prima di acquistare – per il rispetto dell’ambiente, ma soprattutto di voi stessi -, occhio!
(Flavia Dondolini)
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