COVID 19: dove è finita la Liquidità promessa?
Qual è la situazione ad un mese dalla pubblicazione del decreto liquidità? Come si stanno muovendo le banche? Cosa manca per entrare a regime? La parola ad un esperto del settore
Ero stato facile profeta nel prospettare una difficilissima possibilità di utilizzo delle norme indicate nel decreto Liquidità ed il tempo purtroppo mi sta dando ragione.
Ad un mese dalla pubblicazione, l’aggiornamento del Mediocredito Centrale riporta:
- 873 operazioni di finanziamenti fino a 25.000 euro (la media è esattamente di 21.157,48 euro);
- 42 operazioni di riassicurazione con copertura al 100% per finanziamenti fino a 72 mesi (aziende con fatturato 2019 fino a 3,2 ML€);
- 827 operazioni di garanzia diretta con copertura al 90% per finanziamenti fino a 72 mesi (aiende fino a 499 dipendenti).
In pratica, quindi, al di là delle assicurazioni fatte a tutti gli imprenditori in diretta tivù, solo 869 aziende hanno potuto iniziare la procedura per ottenere reale liquidità e forse tra 30/40 giorni potrebbero ricevere realmente i soldi richiesti.
I 25.000 euro per una realtà piccola con più di 1 dipendente rischiano di essere un placebo debitorio momentaneo ed inutile, oltre che costoso. In questo mese ho potuto sondare diversi istituti di credito e purtroppo sono tutti molto indietro e riferiscono poca chiarezza da parte delle istituzioni con procedure sbloccate, in ritardo ed ancora non del tutto chiarite.
Unicamente i due maggiori istituti bancari si sono realmente attivati ma non in tutte le filiali e per ora spesso tendono unicamente a farsi anticipare documenti e relazioni per poi istruire in futuro una reale pratica.
Molti istituti hanno poi reso noto, forse con un’interpretazione restrittiva, l’impossibilità di accedere a differenti linee del decreto Liquidità; sarebbe infatti impossibile, secondo alcuni istituti bancari, richiedere momentaneamente i 25.000 euro e poi, dopo averli ottenuti, richiedere maggiori fondi con la linea per le aziende con meno di 499 dipendenti.
Personalmente mi sono interessato per alcuni clienti di curargli la richiesta presso uno dei due maggiori istituti di credito ed ho riscontrato la completa impreparazione del personale interno alle filiali e degli stessi direttori che, sono dovuti ricorrere alla consulenza del capo area dopo essere stati edotti sul decreto dal sottoscritto.
Il capitolo tassi applicati è poi realmente discutibile, aziende che prima del lockdown riuscivano a comprare denaro tra lo 0,8 e 1, ora gli viene offerto con la garanzia statale a 1,5/2. Sembra che si stia verificando in banca ciò che già accadde in farmacia per termometri, mascherine e disinfettanti o al supermercato per la frutta, la verdura e la farina. Altro che tassi calmierati!!!
Il senso è: siete in difficoltà e volete soldi? Li pagate e ve li diamo quanti ne diciamo noi e con i tempi che diciamo noi.
Qualcosa si muove per le spese necessaria alla riapertura delle aziende (Invitalia ha pubblicato un bando per un fondo perduto del 100% ma con un evidente limite del “chi prima arriva prende il malloppo”) in attesa che il Ministero pubblichi i decreti per attivare il credito d’imposta del 50% che speriamo non si possa utilizzare solo dal 2021.
Oramai penso sia chiaro a tutti che i soldi a disposizione siano pochi e che dall’Europa, per ora, non stia arrivando un reale aiuto, piuttosto un MES.
In questa situazione sarebbe, credo, più corretto pensare ad aiuti con una immediata leva moltiplicativa che possa evitare che alla riapertura del blocco licenziamenti non si realizzi una emorragia senza precedenti.
In questo momento le aziende in riapertura si troveranno vincolate per legge nel non poter licenziare e se non agiamo subito ci sara un settembre tragico.
Quali possono essere le idee:
- blocco tasse ed iva fino a dicembre;
- finanziamenti a tasso 0 con un meccanismo di tracciamento;
- ampliare gli incentivi per l’industria 4.0 e la migrazione digitale con un credito d’imposta del 50% da scontare immediatamente;
- defiscalizzazione del personale per 3 anni;
- aumento delle aliquote del credito d’imposta per le attività di Ricerca e Sviluppo, di innovazione 4.0 portandole dal 12% al 50%;
- pubblicare i decreti attuativi attesi sulla finanziaria 2019 e 2020 in merito alle agevolazioni promesse;
- sconto scontrino sulla spesa “Italiana”, cioè se compro prodotti realizzati o coltivati in Italia; incentivi sulle automobili prodotte in Italia;
- recupero immediato degli incentivi per ristrutturazione ed ecobonus per le opere fatte nel 2018 e 2019;
- possibilità di compra vendita dei crediti d’imposta agevolati maturati dalle singole aziende.
Se non si agisce in fretta migliaia di attività commerciali non riapriranno più o chiuderanno e le aziende micro, piccole, medie o grandi che siano, saranno costrette a licenziare migliaia e migliaia di persone per poter continuare a sperare di risollevarsi.
Ing. Leonardo Vanni C.E.O.
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