Se il junk food non piace più…
I profitti di Mc Donald’s sono in caduta libera, il mercato sta cambiando e il gigante fatica a tenere il passo
La crisi di Mc Donald’s
Mc Donald’s è stato per anni il simbolo del fast food, una maniera di consumare e concepire il cibo che sembrava l’unica via moderna all’alimentazione, legata a uno stile di vita votato al consumismo e alla velocità. Il tutto condito da un marketing aggressivo e scientifico che sembrava potesse garantire alla popolare catena di hamburger e patatine a una crescita costante. Infatti il marchio è conosciuto in ogni angolo del mondo e il prezzo del Big Mac è universalmente riconosciuto come uno strumento molto pragamatico per capire il costo della vita in un paese e il potere di acquisto di una valuta.
Ma le campagne pubblicitari alla lunga non possono nascondere il fatto che il cibo servito è di bassa qualità e ricco di grassi e zuccheri. La dieta del fast-food è universalmente riconosciuta come poco salutare.
Le vendite nei ristoranti aperti da più di un anno sono calate dell’1,7% a livello globale e sono calate addirittura del 4% nel mercato statunitense, che si considera la patria del fast food.
I nuovi concorrenti
La concorrenza di altre catene più salutari si fa sentire e i consumatori sono sempre più coscienti ed esigenti sul cibo che si apprestano a mangiare. Sta emergendo negli Stati Uniti la catena Chipotle mexican grill che nel 2014 ha registrato il boom: ricavi per 4,11 miliardi di dollari e un aumento annuo del 28,5% e utili per 445,4 milioni di dollari.
Il cambio al timone
Mc Donald’s ha recentemente cambiato amministratore delegato: Steve Easterbrook ha preso il posto di Don Thompson e ora dovrà capire la formula per rilanciare l’azienda. Certo che i consumatori sono sempre più attenti e il marchio Mc Donald’s è il simbolo stesso del junk food, il cibo spazzatura, e ciò non lo aiuterà nell’impresa.
Expo 2015: Slow Food vs Mc Donald’s
La catena cercherà di rilanciarsi anche con la presenza all’Expo di Milano. Non sono mancate le polemiche perché uno dei grandi interrogativi della manifestazione è come nutrire il piante in futuro e il modello Mc Donald’s, pur ‘ripulito’, non sembra l’ipotesi migliore. Slow food considera la presenza di Mc Donald’d un autogoal clamoroso per la manifestazione: ‘con i suoi 36.000 ristoranti dislocati in 120 Paesi del mondo McDonald’s lo sta già “nutrendo”, il pianeta, dando ogni giorno da mangiare a 70 milioni di persone e foraggiando un tipo di agricoltura che è tutto il contrario rispetto a quella che da sempre molte organizzazioni, tra cui evidentemente anche Slow Food, s’impegnano a sostenere. D’altra parte, la presenza di Slow Food e di altre organizzazioni della società civile racconterà una storia completamente diversa: quella di un pianeta che può e deve nutrirsi salvaguardando la biodiversità, tutelando le piccole produzioni, promuovendo il rispetto nei confronti delle risorse naturali e delle comunità contadine.’
C’è anche chi ritiene che il cibo spazzatura crei dipendenza come le droghe, l’alcool e il gioco d’azzardo.
a.po
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