Eolico, le aste a ribasso penalizzano il settore: -75% nei prossimi anni
Il futuro dell’eolico e’ appeso a un filo: il sistema delle aste a ribasso penalizza il settore. A partire dal 2013 gli impianti eolici installati si ridurranno del 75% rispetto alla media degli anni precedenti
Il GSE ha pubblicato ieri i risultati delle graduatorie dei Registri e delle Aste per gli impianti alimentati da Fonte Rinnovabile non fotovoltaica, come previsto dal DM 6 luglio 2012, confermando quanto previsto dall’ANEV e da Legambiente in merito alla inadeguatezza dei meccanismi introdotti.
Per quanto riguarda l’eolico on–shore sono stati ammessi alle aste 442 MW, ossia meno del contingente fissato, solo 30 MW per quanto riguarda invece l’off-shore su 650 MW di contingente per il 2013. Un quadro simile preannuncia effetti lesivi per l’intera categoria, se si considera che anche l’ammissione in graduatoria rimane subordinata alla verifica da parte del GSE del rispetto di tutti i requisiti previsti dal Decreto e dal quadro normativo di riferimento nonché alla verifica dell’assenza delle condizioni ostative di cui all’art. 23 del D.lgs. 28/11. Inoltre lo slittamento della graduatoria dovuta all’entrata in esercizio nel periodo transitorio di una parte dei progetti, determinerà un numero ulteriormente ridotto di progetti aggiudicatari. Complessivamente si può immaginare una riduzione tale per cui a partire dal 2013 gli impianti eolici installati si ridurranno del 75% rispetto alla media degli anni precedenti.
Peraltro molte offerte hanno visto ribassi molto elevati, forse solo come “paracadute” in caso di mancato accesso al regime transitorio, e quindi difficilmente realizzabili a tali valori. Inoltre significativo è che grandi colossi dell’energia, in fase di emanazione del Decreto fiduciosi nell’adeguatezza del valore dell’incentivo di partenza delle aste fissati, abbiano poi di fatto limitato a pochi MW e a un ribasso minimo l’offerta formalizzata nonostante non abbiano i costi finanziari degli altri operatori che devono ricorrere alla finanza di progetto.
La disfatta del sistema introdotto dal Decreto Ministeriale Rinnovabili è palese, come spiega il Presidente ANEV Simone Togni ‘Come ampiamente preventivato il livello di partenza dell’incentivo e la farraginosità del meccanismo non hanno consentito neppure di raggiungere domande sufficienti al raggiungimento del contingente. La conferma di quanto da noi paventato ha effetti distruttivi per il settore che passa da una media annua di 1.000 MW a 250 MW. A questo si aggiunge inoltre la minaccia rappresentata dalla Delibera dell’AEEG 281/2012 che pretende di imporre ai produttori eolici l’obbligo di fornire la previsione di produzione per gli impianti alimentati da una fonte, il vento, per definizione “non programmabile”. Questa Delibera, che di fatto sembra essere una tassa per di più retroattiva, e il sistema delle aste, comportano il blocco delle nuove iniziative. È stata sancita la fine di un settore che ha creato fino ad oggi 30.000 posti di lavoro ormai realmente compromessi. Serve una rapida assunzione di responsabilità e una conseguente modifica del meccanismo in tempi strettissimi. L’Associazione di categoria delle aziende eoliche fa appello a coloro che formeranno il Governo per un intervento immediato al fine si salvare il comparto ed evitare quindi la chiusura di aziende e i licenziamenti che ne conseguirebbero’.
La notizia è stata commentata in questo modo da Edoardo Zanchini, Vicepresidente di Legambiente: ‘Purtroppo è stato confermato quanto associazioni e imprese avevano detto con chiarezza ai Ministri Romani e Passera, che hanno scelto la strada delle aste e dei registri per l’eolico e le altre fonti rinnovabili. Ora si deve cambiare sistema per dare un futuro all’eolico nel nostro Paese. Uno dei primi provvedimenti che il nuovo Governo dovrà prendere riguarda proprio la cancellazione di aste e registri, e poi la revisione delle regole per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. Un tema, quello delle autorizzazioni, ignorato completamente dalla Strategia Energetica Nazionale, ma che rappresenta invece una barriera fortissima alla realizzazione degli impianti visto che in molte Regioni si rende, di fatto, impossibile lo sviluppo di nuovi progetti’. (com)
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