Brasile punta a diventare un gigante dell’energia solare
Quali sono gli sforzi che questo Paese deve operare per spiccare tra i mercati solari più importanti del mondo
Le risorse del Brasile gli permettono di essere, in potenza, tra i cinque colossi dell’energia solare al mondo: una popolazione di 200 milioni di persone, 570.000 gigawattora di consumo annuo, tassi medi di vendita al dettaglio di energia elettrica a due cifre, e 70 gigawatt di nuova generazione necessari entro il 2024. Inoltre, gli attuali problemi economici del Paese e la siccità dell’anno appena andato (che ha mostrato tutti i limiti della idro-dipendenza), non fanno altro che mostrare come l’industria solare potrebbe davvero essere l’unica possibilità di stimolare lo sviluppo economico e creare una copertura contro la futura volatilità dei prezzi dell’energia elettrica.
Eppure il Brasile non è ancora un colosso solare.
I problemi che lo portano a questa automutilazione sono diversi: innanzitutto lo scambio sul posto (una forma di autoconsumo per cui si può immettere nelle rete l’energia elettrica prodotta ma non consumata, per poi prelevarla quando non la si produce). Pur essendo in vigore dal 2013, è solo per uso individuale – non è permessa la vendita diretta a terzi – e con il fatto che le dimensioni del sistema sono legate al picco di carico o alla richiesta, si incentiva l’autoconsumo piuttosto che la massimizzazione della produzione e l’esportazione.
Un altro problema sono le tasse che sono prelevate in diversi punti della catena del fotovoltaico (dalle attrezzature al consumo) e fanno aumentare il costo del solare installato nel Paese fino al 40 per cento rispetto ai vicini.
Infine, i tassi di prestito interbancari sono molto alti, l’indebolimento nei confronti del dollaro comporta che immettere un capitale esterno richiede operazioni di copertura valutaria molto costose e svantaggiose e il sistema di finanziamento è subordinato all’uso di materiali locali che lo rendono non conveniente.
Ci sono diverse misure che potrebbero essere messe in atto per spingere il Brasile verso la posizione mondiale che merita. Per esempio: rimuovere le protezioni del sistema e modificare le tariffe e le modalità di fatturazione; aumentare le esenzioni per accelerare i tempi di recupero; finanziare a più basso costo ed eliminare il requisito sui contenuti locali; fare prestiti a piccole e medie imprese e procurarsi un accordo di copertura valutaria per attrarre sviluppatori internazionali e molto altro.
C’è tanto che si può fare, bisogna solo cominciare a farlo.
gc
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