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Fotovoltaico: piu’ efficienza con le celle solari che imitano gli occhi di falena

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Il fotovoltaico si ispira alla natura e diventa piu’ efficiente, grazie a delle nuove celle solari create da un team di scienziati dell’Empa che mimano gli occhi notturni delle falene

Il fotovoltaico si ispira alla natura e diventa più efficiente, grazie alle nuove celle solari che ‘mima’ gli occhi notturni delle falene. Un team di scienziati dell’Istituto di ricerca svizzero ‘Empa’, ha infatti realizzato le nuove celle solari mischiando un po’ di ruggine e gli occhi fatti a Pattern delle falene.

Le nuove celle solari, grazie a delle complesse tecniche di laboratorio, sono quindi in grado di aumentare l’efficienza del fotovoltaico nella raccolta della luce. In pratica, gli scienziati sono partiti inizialmente prendendo una cella fotoelettrochimica composta da ossido di ferro (ossia la ruggine). L’ossido di ferro però, nonostante possa essere impiegato per realizzare dei fotoelettrodi super efficienti per scindere le molecole d’acqua in idrogeno e ossigeno, possiede una bassissima conduttività e può essere impiegato solo sotto forma di un film estremamente sottile, per diminuire e tenere sotto controllo la sua capacità di assorbire i raggi solari. A questo punto, i ricercatori dell’Empa sono riusciti ad aggirare il problema creando una speciale microstruttura sulla superficie degli elettrodi, che intrappola con efficacia la luce. La base di questa struttura innovativa sono minuscole particelle di ossido di tungsteno che permettono agli elettrodi di ricalcare il funzionamento degli occhi delle falene.

Gli occhi delle falene infatti, riescono a vedere benissimo al buio, amplificando la poca luce presente nella notte. Le fotocellule create dall’Empa sfruttano lo stesso effetto: quando la luce solare esterna raggiunge le particelle viene riflessa internamente avanti e indietro, finché non viene assorbita completamente. Il processo per ricreare questi occhi artificiali, è stato in realtà molto semplice: prima si  spruzza una lastra di vetro con una sospensione di particelle di plastica, che al loro centro hanno una goccia di soluzione salina al tungsteno. Successivamente, il ‘foglio’ viene bruciato in forno per far collassare il materiale plastico e trasformare la soluzione salina in  microsfere in ossido di tungsteno. Per maggiori informazioni è possibile consultare questo sito.

(ml)

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