Energia: in uscita ‘The Spring After’, il nuovo numero di Oil magazine

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‘The Spring after’ e’ il titolo del nuovo numero di Oil magazine. La rivista propone un’analisi dei grandi scenari internazionali in chiave energetica

 ‘The Spring after’ è il titolo del diciassettesimo numero di Oil magazine, in uscita in questi giorni. La rivista propone un’analisi dei grandi scenari internazionali in chiave energetica, alla luce della complessa situazione che sta vivendo il mondo dell’energia e degli sviluppi che esso affronterà in questo anno 2012. In primo piano gli Stati Uniti, a cui sono dedicati gli importanti interventi del vice ministro per l’Energia, Daniel Bruce Poneman, e dell’amministratore delegato di Anadarko, James T. Hackett, oltre che l’acuta analisi di Federico Rampini.

Nell’anno che vedrà le elezioni per la Casa Bianca, il tema energia si pone negli USA al centro del dibattito politico, con tutto il suo peso economico e sociale e con le molte incognite che il nuovo presidente dovrà affrontare. Oil guarda anche alla Cina e all’emergente situazione centro-asiatica: una realtà finora assente dagli scenari geopolitici, dove affiorano invece nuovi protagonisti del mercato energetico. Il prof. Lifan Li descrive gli assetti cui potrebbe condurre l’intesa di cooperazione internazionale prevista dal Piano di Xi’an firmato da Cina, Russia, Kirghizistan e Tagikistan.

Infine il mondo arabo, cui questo numero di Oil guarda da un’ottica particolare: affrontando quella che viene definita la “maledizione del petrolio”, per la quale le ricchezze energetiche spesso conducono a negativi contraccolpi sociali e politici nei paesi produttori. Se ne occupano Michael L. Ross e Daniel Athzori, mentre il prof. Noreng, intervistato da Carlo Rossella, spiega come il suo Paese, la Norvegia, abbia saputo offrire un esempio di saggia gestione dei proventi delle estrazioni petrolifere nel suo territorio. Oil, in questo numero, ospita anche le riflessioni di esperti del calibro di Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group, Guy Caruso, consulente del Center for Strategic and International Studies, Paul Betts, editorialista del Financial Times, e Bassam Fattouh, dell’Oxford Institute for Energy Studies. Gary Hart si chiede invece se sia ancora giusto considerare le risorse energetiche di proprietà esclusiva del Paese nel quale esse si trovano o se invece – considerando come il processo di globalizzazione abbia coinvolto anche la risorsa energia, divenuta de facto un bene comune – non sia giunto il momento di un’ evoluzione anche dal punto di vista del diritto. Della distribuzione dei proventi delle fonti energetiche ne parlano Todd Moss e Alan Gelb, rispettivamente vice presidente e membro senior del Centre for Global Development, richiamando l’attenzione sulla necessità di cambiamenti che portino a forme più efficaci e rigorose di distribuzione degli utili petroliferi alle popolazioni dei paesi produttori. (com)

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