Eni partner dell’esposizione del Pugilatore in riposo
Eni main partner dell’esposizione del Pugilatore in riposo, al Metropolitan Museum of Art di New York
Eni è main partner della mostra del Pugilatore in riposo (The Boxer. An Ancient Masterpiece) al Metropolitan Museum of Art, capolavoro – scultura bronzea del IV secolo a.C. rinvenuta a Roma nel 1885 – per la prima volta esposto negli Usa. L’evento è organizzato grazie a Eni dall’Ambasciata italiana a Washington e dal Metropolitan Museum (MET) e si inserisce nelle celebrazioni per l’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti, di cui Eni è Corporate Ambassador. L’esposizione del Pugilatore in riposo è una delle iniziative più importanti tra gli oltre 200 eventi culturali in calendario che coinvolgeranno 50 città statunitensi e oltre 80 istituzioni ed organizzazioni.
L’amministratore delegato Paolo Scaroni ha commentato: “Per noi di Eni la cultura è una parola che significa “relazione”. Attraverso la cultura in Italia e nel mondo creiamo un nesso con i nostri territori. Siamo legati a doppio filo agli Stati Uniti, come Paese e come azienda. Lo siamo storicamente per quello che l’America ha significato per l’Europa e per l’Italia nel Novecento. Lo è per le relazioni che oggi intratteniamo in vari ambiti tra cui quello industriale, artistico e di ricerca con alcune delle realtà più significative degli Stati Uniti. Il MET è certamente una delle istituzioni che meglio raccontano la passione degli Stati Uniti per la cultura, con il suo patrimonio inestimabile di ogni era e di ogni parte del mondo. Con l’esposizione del Pugilatore in Riposo, speriamo di aver contribuito a darvi la sensazione di avere tra queste prestigiose mura un pezzo d’Italia”.
Dalle parole dell’Amministratore Delegato emerge come la cultura sia per Eni un aspetto importante del rapporto con i territori e le persone e un tratto importante del modo di operare sostenibile dell’azienda.
Le parole chiave di Eni per uno sviluppo sostenibile sono infatti dialogo, relazione, trasparenza, partecipazione attiva allo sviluppo locale e della società nel suo complesso anche attraverso l’impegno per l’innovazione.
Proprio da New York e – in particolare – dai Palazzi delle Nazioni Unite e dalla sua Accademia di eccellenza, Eni sviluppa un dialogo costante con grandi attori internazionali per la crescita dei territori.
Eni è parte fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 2001, del Global Compact Network delle Nazioni Unite, l’iniziativa che raccoglie le organizzazioni impegnate per uno sviluppo sostenibile a livello mondiale ed è oggi parte del suo nucleo di eccellenza, il Programma LEAD.
Eni partecipa alle attività del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite (SDSN), un network tra mondo accademico e della ricerca, settore privato e società civile, realizzato per contribuire a trovare soluzioni pratiche relativamente allo sviluppo sostenibile. Il Network è stato istituito lo scorso anno dal Segretario Generale delle Nazioni Unite ed è diretto dal prof. Jeffrey Sachs, direttore dell’Earth Institute di Columbia University.
L’Amministratore Delegato di Eni, Paolo Scaroni, fa parte del Leadership Council di SDSN, l’organismo che ne supervisiona le attività. Nell’ambito del SDSN, in virtù dell’impegno dimostrato sul tema, Eni è stata designata alla guida dell’’iniziativa “Energy for all in Sub-Saharan Africa” con la collaborazione scientifica dell’Earth Institute. Le attività si svolgono in coordinamento con l’iniziativa delle Nazioni Unite “Sustainable Energy For All” (SEFA), cui Eni partecipa attivamente.
Contribuisce a rafforzare questo impegno la partnership strategica con The Earth Institute di Columbia University, il cui primo ambito di azione è il rafforzamento dei sistemi di pianificazione, monitoraggio e valutazione degli investimenti per le comunità.
La collaborazione riguarda in primo luogo il progetto integrato di sviluppo Hinda condotto da Eni nella Repubblica del Congo nel quadro di riferimento degli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite.
La partnership con The Earth Institute riguarda inoltre l’applicazione di soluzioni innovative nell’ambito dell’accesso all’energia, in linea con le iniziative sviluppate sotto l’egida delle Nazioni Unite.
A quella con The Earth Institute si affiancano altre partnership con prestigiose istituzioni universitarie statunitensi e tese all’innovazione. Eni nel 2011 ha sottoscritto con la Stanford University un’importante alleanza strategica di ricerca e quest’anno è stata anche rinnovata la partnership nel settore energetico con il Massachussetts Institute of Technology, iniziata nel 2008. All’interno dell’alleanza Eni-MIT, il programma MIT Energy Initiative (MITEI) prevede il sostegno a 10 borse di studio ogni anno. Dall’inizio della collaborazione sono state finanziate 60 borse di studio su progetti in campo ambientale ed energetico e sostenuti circa 100 dottorandi. Sempre nel 2008 Eni ha promosso la creazione di una nuova cattedra permanente in Studi sul Medio Oriente e l’Africa presso il Council on Foreign Relations (CFR), l’associazione indipendente americana riconosciuta come la più prestigiosa organizzazione di politica estera al mondo.
Innovazione, dialogo e trasparenza sono anche a servizio dell’attività di comunicazione: recentemente Eni si è classificata per la prima volta al primo posto del prestigioso FT Bowen Craggs Index 2013, indice che valuta l’efficacia della comunicazione online delle maggiori aziende a livello mondiale selezionate dall’indice FT Global 500.
Sostenere l’esposizione del Pugilatore in riposo e aderire con un ruolo di primo piano all’Anno della Cultura Italiana degli Stati Uniti esprime un valore identitario di Eni a cui si somma il rapporto costante e proficuo che segna la relazione con gli USA.
Il Pugilatore in riposo è una scultura bronzea del IV secolo a.C. L’opera sarà esposta per sei settimane, fino al 15 luglio, alla “Mary and Michael Jaharis Gallery”. La statua fu rinvenuta a Roma nel 1885 sul versante meridionale del Quirinale nei pressi delle Terme di Costantino, di cui si pensa fosse uno degli arredi. Era stata nascosta sottoterra per sottrarla alle invasioni barbariche che devastarono Roma nel V Secolo d.C. La figura del pugile dal corpo muscoloso e spalle possenti viene mostrata in un momento di riposo dopo il combattimento. I suoi guantoni, scolpiti nel dettaglio, lo identificano come pugilatore. Le numerose ferite al capo dell’atleta sono compatibili con le antiche tecniche del pugilato, in cui la testa era il bersaglio principale. Gli inserti in rame per rappresentare il sanguinamento delle ferite ne accrescono l’effetto. L’occhio destro del pugile è tumefatto, il naso è rotto ed è evidente che respira con la bocca, probabilmente perché le narici sono ostruite dal sangue. Le labbra segnate da cicatrici sono scarnite e ritratte, il che ci suggerisce che abbia perso alcuni denti. Le orecchie, gonfie per effetto dei colpi, indicano che probabilmente ha perso l’udito. Gocce di sangue scendono dalle ferite del volto sul braccio e sulla gamba destra. L’usura di mani e piedi della statua fanno pensare che nell’antichità venisse toccata spesso, probabilmente in segno di venerazione. Per via di una connessione iconografica con le statue di Eracle scolpite da Lisippo nel Quarto Secolo a.C., si pensa che il Pugilatore in riposo potrebbe essere stato realizzato per celebrare un pugile, mitico o reale, esaltato per il proprio coraggio e la sua resistenza. Gli studiosi hanno a lungo discusso sull’età della scultura, collocandola tra la seconda metà del Quarto Secolo a.C. e la prima metà del Primo Secolo a.C. La scultura è un’eccezionale opera bronzea del periodo ellenistico (323–31 a.C.) di alta maestria.
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