Eni ricorda il suo fondatore Enrico Mattei, a cinquant’anni dalla scomparsa

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Eni, a cinquant’anni dalla scomparsa del suo fondatore, ricorda Enrico Mattei con una commemorazione a Montecitorio

Si è svolta oggi a Montecitorio, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del Presidente di Eni Giuseppe Recchi e dell’Amministratore Delegato di Eni Paolo Scaroni, la commemorazione per il 50° anniversario della morte di Enrico Mattei. Per ricordare la figura del fondatore di Eni, dopo gli interventi del presidente della Camera, Gianfranco Fini, e del presidente della Fondazione della Camera dei deputati, Fausto Bertinotti, Neri Marcorè ha riproposto due momenti significativi della vita di Mattei attraverso la lettura dei suoi discorsi tenuti alla Camera dei deputati nel 1949 e a Gagliano, il giorno prima di quel tragico 27 ottobre del 1962. Durante la commemorazione è stato proiettato il video “La voce di Enrico Mattei”, di Sergio Toffetti, alla presenza di Francesco Rosi, regista de “Il caso Mattei” e Leone d’Oro alla carriera all’ultimo festival del cinema di Venezia.  

 

La scelta della Camera dei Deputati come sede istituzionale per la commemorazione è connessa alla biografia di Mattei. Capo partigiano durante la Resistenza e rappresentante presso il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, Enrico Mattei venne eletto come deputato Dc alla Camera nel primo governo De Gasperi, salvo poi dimettersi per incompatibilità al’indomani della sua nomina a presidente dell’Eni nel 1953. Quando, nel 1945, il Paese doveva rimettersi in piedi, Mattei con quella visione di lungo periodo che caratterizzerà tutta la sua azione, seppe lottare, con tenacia, per creare un’azienda che non dipendesse dalle grandi potenze economiche ed energetiche. Gli stabilimentidel nord chiusi e in rovina, le strade e le case da ricostruire, l’economia intera in ginocchio. E’ grazie a Mattei se le industrie italiane hanno avuto l’energia per rimettere in funzione i macchinari utilizzando una risorsa, il metano, che in quegli anni nessuno stato europeo utilizzava.E’ grazie a lui se la pianura padana ha scoperto e messo a valore quell’enorme ricchezza energetica che ha permesso di ricostruire un paese distrutto da cinque anni di guerra. E’ ancora grazie a lui se l’Italia ha saputo conquistarsi un ruolo di primo piano nello scenario geopolitico stabilendo una serie di relazioni con i paesi produttori diametralmente opposte a quelle praticate fino a quel momento anche a costo di entrare in rotta di collisione con i grandi player del mercato energetico.

I valori impressi nei suoi nove anni al vertice del cane a sei zampe sono gli stessi che fondano oggi la cultura aziendale di Eni: sostenibilità, rispetto, collaborazione, dialogo. “Il petrolio è loro” amava dire Mattei, nella convinzione che le risorse energetiche appartenessero in prima istanza ai paesi produttori e che il presupposto per realizzare intese proficue fosse la condivisione di interessi e finalità degli attori coinvolti. La fine prematura della sua vicenda umana, non gli consentì di raggiungere i risultati sperati. Mattei riuscì comunque a seminare il terreno sul quale Eni negli anni successivi ha costruito la sua reputazione unica di impresa “diversa”, fino a diventare, oggi, la sesta compagnia petrolifera mondiale con 79 mila dipendenti in 85 paesi. La vera eredità che Mattei lascia, quindi, è il messaggio, la lungimiranza, la capacità di affrontare i problemi e anche le sconfitte in modo innovativo e la volontà di compiere scelte audaci per costruire il futuro. Su questo messaggio – tuttora presente nell’identità di Eni –  vale la pena di investire ancora per alimentare con nuova linfa lo sviluppo di domani. (com)

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