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Petrolio offshore, dove si trovano le piu’ grandi piattaforme al mondo

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In questi giorni si e’ tornati a parlare del disastro di British Petroleum nel Golfo del Messico. Dove si trovano gli impianti di estrazione del petrolio off shore piu’ grandi del mondo? E in Italia?

Le piattaforme petrolifere offshore fanno paura. Trivellazioni a parte, si teme per i danni che potrebbero provocare incidenti casuali e non voluti. In questi giorni si è ritornati a parlare del disastro ambientale causato dal pauroso incidente della Deepwater Horizon, una piattaforma semisommergibile di perforazione appartenente alla Transocean, una società sotto contratto con la compagnia inglese British Petroleum. Durante la costruzione di un pozzo sottomarino, un’improvvisa esplosione ha provocato la morte di 11 persone e un immane disastro ambientale nel Golfo del Messico. In queste ore si svolge il processo contro Transocean e British Petroleum e se non si dovesse arrivare ad un accordo extragiudiziario le due società potrebbero pagare anche 4.300 dollari per ogni barile di petrolio caduto in mare. A due anni di distanza la piattaforma giace a 400 metri di profondità sotto il mare, lontana dalla vista dell’uomo, ma le conseguenze dell’esplosione si fanno ancora sentire.

Disastri a parte, bisogna pur dire che il petrolio è una delle risorse principali su cui si basa l’economia mondiale. Giornalmente è sfruttato in campo energetico, nel settore dei trasporti e in campo industriale. Ma da dove arriva il petrolio? Ovviamente, se non fosse per giornali e telegiornali che spesso ne parlano, poco ci importerebbe. A noi, comuni cittadini, ci basta sapere che il petrolio c’è e che qualcuno si preoccupa di procurarlo per tutti. Eppure, sempre noi comuni cittadini dovremmo sapere che il petrolio muove azioni, gesti e scelte di tante nazioni, anche dell’Italia. E che è una risorsa che prima o poi potrebbe finire, costringendo il Mondo intero a rivolgersi a fonti di energia alternative.   

Ma fino a che la risorsa petrolio sarà disponibile, l’uomo farà di tutto per sfruttarla. E il di tutto potrebbe essere già arrivato. L’ultima (ma già vecchia) frontiera per estrarre il petrolio vede impianti offshore, letteralmente ‘fuori costa’, che trivellano i fondali marini. La prima piattaforma petrolifera off-shore risale all’ottobre del 1947, quando un gruppo di ingegneri della ditta petrolifera statunitense Kerr-McGee installarono al largo della Louisiana, nel Golfo del Messico, il primo pozzo di petrolio che ricercava sott’acqua, a meno di cinque metri di profondità, il petrolio. Da quel momento in poi ci si è solo evoluti, raggiungendo profondità sempre maggiori e distanze dalla costa sempre più grandi. Nel 1994 la piattaforma ‘Auger’ ha raggiunse i 900 metri di profondità, nel 1996 la ‘Mars’ arrivò a 950 metri, nel 1999 la piattaforma ‘Ursa’ superò i 1.000 metri. Nel 2000 ‘Hoover Diana’ riuscì ad estrarre alla profondità di 1.500 metri, mentre la piattaforma ‘Horn Mountain’ arrivava a 1.600 metri di profondità.  I record che giornalmente venivano fissati, venivano sempre superati.

Qual è la piattaforma petrolifera offshore più grande? La ‘Troll A’ che è alta ben 472 metri, di cui 369 sono posizionati sotto il livello del mare. È una piattaforma, per meglio render l’idea, più alta della Tour Eiffel. In Italia la piattaforma più grande è Vega, ubicata a circa 12 miglia a sud della costa meridionale della Sicilia, al largo di Pozzallo. Nel febbraio 1987 la piattaforma è stata fissata al fondo del mare, in acque profonde circa 122 metri, ed estrae ad una profondità di 2.400 e 2.800 metri sotto i fondali del mare.  

Certamente le piattaforme petrolifere oggi sono tantissime ed estraggono, ogni anno, milioni e milioni di barili di petrolio. Qualche giorno fa è stata attivata l’ennesima piattaforma, al largo di Cuba. Si chiama Scarabeo9, è stata costruita in Cina dall’italiana Saipem, società di Eni, ed ora è gestita dalla spagnola Repsol.

(Natale Accetta)

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