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A2a: Mazzoncini, ‘pronti a investire al Sud ma servono regole certe’

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Milano, 22 mag.(Adnkronos) – “Le aggregazioni territoriali in Lombardia sono state molto importanti, ma richiedono troppe risorse di tempo e oggi il gioco non vale più la candela”. Così Renato Mazzoncini, ad e dg di A2a, in una intervista con Il Sole 24 Ore, fa il punto a un anno dalla sua nomina alla guida della società: “Col nuovo piano industriale al 2030 -afferma- siamo stati coraggiosi, abbiamo triplicato gli investimenti e portato la macchina al massimo dei giri e nel primo trimestre, che ha avuto numeri straordinari, abbiamo iniziato a cogliere i frutti di una strategia chiara e di un forte commitment ai tre grandi pilastri del Recovery fund, la transizione energetica, l’economia circolare e la digitalizzazione”. L’idea è quindi di lanciare un appello al governo, sul tema dell’infrastrutturazione dell’Italia sia sulle rinnovabili sia, soprattutto al Sud, sulla filiera ambientale. Proprio sull’economia circolare “A2a, nel suo piano ha previsto investimenti per 6 miliardi ed è pronta a dare una mano al Paese, ma servono condizioni regolatorie a garanzia degli investimenti, stiamo attenti a non farne sempre e soltanto un tema di autorizzazioni”.

Sulle rinnovabili, poi, “stiamo andando più veloce del piano -sottolinea Mazzoncini-. Abbiamo presentato offerte non vincolanti anche per l’eolico di Glennmont e per l’idroelettrico di Erg, per il quale sono pochi a potere mettere in campo il nostro know how. Allo stesso tempo sul solare lavoriamo molto sul green field, dove per noi la cosa più interessante è scendere nella catena del valore, rilevando anche progetti in pipeline”. In generale, rimarca, “ritengo che le rinnovabili, grazie alla scadenza degli incentivi, siano diventate un investimento industriale più che finanziario e quindi sia necessario rivedere il market design, facendo una sintesi che consenta di crescere ai vari operatori presenti sul mercato. Servono norme che semplifichino la fase autorizzativa e, in assenza di incentivi, chiarezza regolatoria per il recupero degli investimenti. Anche perché le rinnovabili, insieme con i cicli combinati a gas, saranno il futuro del nostro Paese”.

Lo stesso discorso vale per la filiera ambientale, “in misura” addirittura “superiore”. Il tema dell’economia circolare, avverte il manager, è “più complesso” sia a livello europeo sia soprattutto in Italia: “Mi chiedo perché in Lombardia ed Emilia gli asset ambientali funzionano e dal Lazio in giù mancano impianti per trattare i rifiuti? Non è un tema solo di autorizzazioni, ma di regole e meccanismi che mettano al riparo da imprevisti o mancati pagamenti le imprese che fanno investimenti rilevanti. Noi per primi -assicura- siamo disponibili a occuparci al Sud di impianti simili, a condizione che ci siano meccanismi che garantiscano il credito per le imprese. Penso per esempio a un grande fondo di garanzia statale per abilitare gli investimenti: serve un’alleanza tra aziende, con e capitali e know how, e le istituzioni che creano la cornice regolatoria a garanzia degli investimenti”.

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