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Afghanistan: Massoud, ‘più determinato che mai, non accetterò pace imposta’

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Roma, 23 ago. (Adnkronos) – “Abbiamo perso una battaglia, ma non la guerra, e io sono più determinato che mai”. Ad affermarlo in un’intervista al filoso francese Bernard-Henri Lévy pubblicata su ‘La Repubblica’ è Ahmad Massoud, il leader della resistenza e figlio del leggendario ‘leone del Panshir’ sottolineando che “non se ne parla di abbandonare la lotta; anzi, la nostra resistenza, qui nel Panshir, è appena iniziata”.

“Nessuna resa, confermo. Preferirei morire, piuttosto che arrendermi. Sono figlio di Ahmad Shah Massud: ‘resa’ è una parola che non esiste, nel mio dizionario”, sottolinea. Comunque con i talebani si può parlare. “Parlare, è una cosa. Parlare si può. In qualsiasi guerra si parla. E mio padre ha sempre parlato con i nemici. Sempre. Persino nei momenti di guerra più aspri. Arrendersi però è un’altra cosa. E le ripeto che non se ne parla, non ci arrenderemo, né io né i miei uomini. Non se ne parla proprio”, aggiunge. “Io sono un uomo di pace e voglio il bene del mio popolo. Pensi se i talebani si mettessero a rispettare i diritti delle donne, delle minoranze; e la democrazia, le basi di una società aperta e tutto il resto. Perché rinunciare a dire loro che tali principi avrebbero effetti positivi su tutti gli afghani, talebani compresi? Tuttavia ripeto, e torno a ripetere, che non accetterò mai una pace imposta, il cui unico merito sia l’apporto di stabilità. La libertà e i diritti umani sono beni di un valore incalcolabile, non si possono barattare con la stabilità di una prigione”.

“I talebani – osserva – sono pericolosi. Hanno fatto man bassa nei depositi d’armi degli americani. E non posso certo dimenticare l’errore clamoroso, che rimarrà nella storia, di coloro a cui, fino a otto giorni fa, a Kabul, ho chiesto armi e me le hanno negate. E quelle armi, quell’artiglieria, gli elicotteri, i carri armati di fabbricazione americana, oggi sono finiti proprio nelle mani dei talebani! Le montagne del Panshir, però, hanno una lunga tradizione di resistenza. Né i talebani, prima del 2001, né i sovietici, prima di loro, sono riusciti a violare questo santuario. Credo che anche per oggi continuerà a essere così”. Massoud continua a nutrire speranza: “sì. Restiamo saldi nella tempesta, e il vento finirà per soffiare a nostro favore. Lo farà con più forza se riceveremo aiuto”. I resistenti del Panshir, aggiunge, “sono uno scudo contro la barbarie. E non soltanto per il popolo afghano, ma per i liberi cittadini del mondo intero”.

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