Anglani (Ass. Antitrust Italiana): ‘disciplina recente crea opportunità’

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Roma, 12 apr. (Adnkronos/Labitalia) – “La disciplina Antritrust è recente e siamo nella fase in cui si incrementa una serie di relazioni con le imprese. Questa situazione potrebbe essere un’opportunità per alcune attività, ma mortale per altre”. A dirlo Francesco Anglani, avvocato e segretario generale dell’Associazione Antitrust Italiana (partner dello studio legale BonelliErede), intervenendo al talk & masterclass ‘Mercato, regole e libera concorrenza, buone prassi per le imprese dei servizi industriali’, organizzato da Anir (Associazione nazionale imprese ristorazione collettiva della federazione Confindustria Servizi Hcfs).

“Dall’incontro di oggi portiamo un messaggio importante: il senso di responsabilità che le associazioni di categoria e i corpi datoriali debbono avere in materia antitrust. L’innovazione più importante deriva dal fatto che è stata recentemente recepita la direttiva che ha introdotto una modifica del calcolo delle sanzioni che possono essere comminate alle associazioni di categoria”.

“Prima – spiega – la disciplina prevedeva che queste sanzioni fossero calcolate fino al 10% della somma dei contributi associativi che, obiettivamente, era un importo estremamente contenuto. Ora, invece, la normativa, prevede la possibilità di applicare questa sanzione fino al 10% della somma delle imprese che siedono in associazione e che operano nel mercato interessato dall’illecito. Quindi si ha non solo un incremento della sanzione in maniera significativa, ma anche la possibilità di ritenere le singole imprese associate responsabili, laddove l’associazione non sia in grado di pagare la sanzione che l’Antitrust commina”.

“L’insieme di queste due novità – sottolinea Francesco Anglani – cioè l’incremento dell’importo e una corresponsabilità nel caso in cui l’associazione non sia in rado di pagare pone un’attenzione in più per le aziende. La soluzione a questo problema è necessariamente la ‘compliance antitrust’, quindi la diffusione della cultura della concorrenza tra le imprese e soprattutto tra le associazioni di categoria”.

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