Arte: Studio rivela, ‘fil rouge tra il mito delle Gorgoni siciliane e la Medusa di Caravaggio’ (3)

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(Adnkronos) – D’accordo l’artista Giuseppe Tedeschi addetto di anticamera di Sua Santità Papa Francesco Bergoglio, che evidenzia gli aspetti storici e tecnici pittorici della questione sottolineando: “attraverso un dono del Cardinale Francesco Maria del Monte a Ferdinando I de’Medici, la testa della Gorgone di Caravaggio, un capolavoro universale dell’arte, si può percorrere un viaggio nella committenza dell’epoca, i suoi meccanismi e le sue logiche. Analizzando l’opera si possono comprendere le tecniche della percezione pittorica paragonabili ai meccanismi della genesi del mito stesso nella storia dell’umanità. “Pareidolia” come parola chiave sia per la percezione dell’uomo e dell’artista e la necessità di rendere comprensibile l’incomprensibile, sia per lo studio dell’antropologia del mito, l’origine di questo e la sua genesi. Il Mito come “pareidolia cognitiva”, quindi e come approccio scientifico alla comprensione della realtà. In un epoca che va dal Rinascimento al Barocco, in cui tutte le arti sono intimamente connesse, e gli artisti sono geni poliedrici e polifacetici, sullo scudo mediceo si accende, come fosse uno schermo cinematografico una vera rappresentazione teatrale, che ci mostra la modernità di Caravaggio regista”. Il professor Costantino Mastroprimiano, noto musicista, fa lo stesso confronto partendo anche dal punto di vista musicale, poiché spiega: “una composizione si ascolta, per poter valutare la bellezza. Eppure non basta. La musica, al pari della pittura o della scultura, contiene codici che sono identificabili anche con lo “sguardo” sulla partitura. Uno sguardo non soltanto agli artifici della composizione, ma ad elementi che sono i presupposti delle modalità con le quali la tecnica compositiva è applicata e applicabile”.

Il professore Francesco Maria Galassi e la dottoressa Elena Varotto, hanno spiegato invece come “il mito della Medusa possa essere esaminato a vari livelli, incluso quello storico-medico e anatomico. Lo si può fare esaminando le antiche concezioni sulla rigenerazione dei tessuti enunciate dagli antichi Greci, i quali notarono come in alcuni rettili esistevano proprietà rigenerative. Queste concezioni furono poi estese anche al mito e se ne trova traccia per esempio nel mito della rigenerazione epatica in Prometeo. Applicando una analisi multidisciplinare al mito è possibile ricavare informazioni capaci di gettare un ponte tra scienze biologiche e storico-archeologiche”.

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